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Fra qualche giorno dovrebbero arrivare una serie di rincari senza precedenti sulle bollette. Le stime si aggirano intorno al 30%, con un aggravio per famiglie ed imprese non di poco conto. Inoltre, l’incremento dei costi dell’energia, dovrebbe avere un effetto indiretto anche sui costi di produzione dei beni e servizi più disparati, con ulteriore impatto sull’inflazione che continua a viaggiare su livelli mai sperimentati negli ultimi anni. Quando arriveranno questi rincari? Quali le loro cause ed i rimedi?

Gli aumenti partiranno dal 1° ottobre 2021, quando l’autorità dell’energia Arera aggiornerà, come fa ogni tre mesi, le tariffe di corrente elettrica e gas in base alla variazione dei costi di produzione e all’andamento dei mercati internazionali dell’energia. Dalla stessa data partiranno le modifiche ai contratti annuali di fornitura alle imprese e ai grandi consumatori, poiché per convenzione l’anno “termico” va dal 1° ottobre al 30 settembre dell’anno solare successivo. Ma quali sono le cause di queste raffiche di aumenti?

Le motivazioni degli aumenti sono individuabili in tre ordini di motivi: uno di carattere generale, un altro di tipo contingente ed un terzo di medio periodo. Partiamo dal primo, ovvero quello di carattere più generale. Ogni bene che viene negoziato su un mercato libero risente della legge della domanda e dell’offerta. Secondo questa legge, il prezzo di un bene tende a salire al crescere della quantità domandata se non si ha un parallelo incremento della quantità offerta. Dunque, se la domanda di energia (come di qualunque altro bene) sale, inevitabilmente tende a salire il suo prezzo. La rapida ripresa dell’attività economica, e siamo al secondo motivo, sta fortemente incidendo sulla quantità di energia richiesta, spingendo i prezzi verso l’alto in maniera molto consistente, soprattutto quelli del gas (si veda il grafico sotto). Inoltre, I fattori climatici legati all’andamento delle temperature hanno ulteriormente amplificato il fenomeno.

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Ma c’è un terzo fattore che sta influenzando il movimento verso l’alto dei prezzi ed è legato alla crescita delle emissioni di anidride carbonica e all’obiettivo da parte degli Stati più evoluti di limitare tale fenomeno. Al fine di ridurre le emissioni di gas ad effetto serra, è stato creato il cosiddetto sistema a EU ETS. Questo sistema si basa sulla limitazione e lo scambio delle emissioni inquinanti. In sostanza, viene fissato un tetto alla quantità totale di alcuni gas serra che possono essere emessi dagli impianti, tetto che peraltro si abbassa nel tempo in modo da ridurre parallelamente le emissioni totali. Quegli impianti che non riescono a contenere le emissioni entro le quote stabilite possono acquistarle da coloro che rimangono sotto i limiti imposti. Di fatto si è creato un mercato nel quale è possibile scambiare quote di anidride carbonica da immettere nell’ambiente ed in questo modo, attraverso la legge della domanda e dell’offerta, disincentivare l’inquinamento, in quanto al crescere dello stesso crescono i costi di produzione. La forte richiesta di energia legata ai motivi di cui sopra sta spingendo verso l’alto anche il prezzo degli ETS e ciò impatta ulteriormente sui costi dell’energia. I consumatori stanno così scoprendo che, sebbene la svolta ecologista abbia indubitabili vantaggi di lungo periodo, richiede a breve di sopportare costi aggiuntivi che finiscono per ricadere sulle imprese e sui consumatori finali.

Quali i possibili rimedi per contenere il rialzo delle bollette? Il Governo sta studiando opzioni differenti. Nel breve termine si sta valutando la possibilità di ridurre gli oneri di sistema, ma nel medio termine si punta a trasferire tali oneri, sui quali incidono in misura rilevante gli incentivi alle fonti rinnovabili, a carico della fiscalità generale anziché dei consumatori.

Qualunque sia la scelta per contenere le bollette, la vera strada verso la transizione energetica non sarà facile né indolore e richiede responsabilità delle classi dirigenti, unita alla sensibilità da parte dei cittadini, ma soprattutto un salto culturale che va oltre le prospettive di breve termine. Perché il vero dibattito non è dare prevalenza alle esigenze dell’economia o a quelle dell’ambiente. Infatti, sono moltissimi gli studi recenti che evidenziano l’enorme impatto economico negativo dei cambiamenti climatici: catastrofi ambientali, dissesto idrogeologico, innalzamento delle acque, desertificazione, riconversione produttiva agricola forzata, migrazioni indotte, incremento dei costi di approvvigionamento idrico ne sono degli esempi. La vera scelta è tra rimandare il sostenimento dei costi per combattere il cambiamento climatico, addossandoli accresciuti alle nuove generazioni, o sostenerli fin da subito. Riusciranno i nostri leader politici ed i loro elettorati ad avere la lungimiranza necessaria per condurre politiche socialmente responsabili ed economicamente sostenibili?