Si è appena concluso il primo trimestre del 2021 e sono state recentemente pubblicate le previsioni economiche aggiornate da parte di molte istituzioni finanziarie, da ultime quelle del Fondo Monetario Internazionale (FMI). Rispetto alle attese di inizio anno, vi sono alcune novità che hanno parzialmente modificato lo scenario globale.
L’FMI, dopo un anno di contrazione della crescita mondiale di oltre il 3%, prevede una forte ripresa per l’anno in corso con valori prossimi al 6% del prodotto interno lordo globale. Rispetto alle precedenti previsioni, spicca l’incremento delle differenze di crescita tra le varie aree e all’interno di esse fra i vari Paesi. In evidenza vi è il forte miglioramento delle previsioni degli USA, che vedono quasi raddoppiare la crescita attesa rispetto all’inizio dell’anno, ed una riduzione delle aspettative di crescita in Europa.
FMI: previsioni di crescita del PIL.
Le ragioni di questa revisione sono legate essenzialmente a due fattori: i progressi nella campagna vaccinale e l’attività di sostegno pubblica all’economia. Infatti, se da un lato negli Stati Uniti si è assistito ad una forte accelerazione della campagna vaccinale ed alla rapida approvazione di un pacchetto di stimoli pubblici pari a 1.900 miliardi di dollari, dall’altro lato dell’oceano vi sono forti ritardi su entrambi i fronti: in Europa la percentuale di popolazione vaccinata è ancora ben lontana dalla cosiddetta immunità di gregge ed i sussidi collegati al Recovery Fund arriveranno con mesi di ritardo (forse entro fine 2021), riducendo la loro capacità di sostegno all’economia proprio nel momento più utile a favorire la ripartenza della crescita economica. Restano molto positive le previsioni economiche per i paesi asiatici, Cina in testa, che continuano ad esprimere fortissimi livelli di crescita attesa: secondo molti il decennio in corso sarà il decennio dell’Asia.
I mercati finanziari si sono comportati coerentemente con questo scenario nel quale abbiamo assistito a:
– un incremento dei rendimenti sui mercati obbligazionari, soprattutto negli USA dove i rendimenti dei titoli di stato sono cresciuti di circa un punto percentuale fino a raggiungere l’1,7%, pur rimanendo su livelli storicamente bassi;
– una crescita dei mercati azionari globali prossima al 5%, con i titoli più “tradizionali” che hanno performato meglio di quelli tecnologici, che invece avevano corso molto durante la prima parte della pandemia.
Le cause di tali movimenti sono legate essenzialmente alle previsioni di rapido recupero della crescita economica nella seconda parte dell’anno ed al conseguente atteso incremento del livello di inflazione. Infatti, quando l’attività economica riprende rapidamente, il sistema produttivo fa fatica ad adeguare la quantità di beni e servizi prodotti alle quantità richieste da consumatori ed imprese determinando, per la legge della domanda e dell’offerta, un incremento dei prezzi. In questo scenario, gli investitori in obbligazioni pretendono rendimenti aggiuntivi in grado di compensare i maggiori livelli di inflazione attesi. Il recupero più consistente dei titoli in settori tradizionali è collegato da un lato al fatto che questi hanno una più prossima prospettiva di ripresa con l’uscita dalla pandemia e dall’altro al fatto che i titoli nei settori tecnologici, o più in generale ad alta crescita, sono penalizzati da forti rialzi dei tassi.
Volgiamo ora un primo sguardo al secondo trimestre dell’anno: quali saranno i fattori rilevanti per gli investitori e quali le possibili differenze rispetto ai mesi scorsi?
Secondo la maggior parte degli analisti, il movimento al rialzo dei rendimenti governativi quasi certamente non è concluso, ma nel breve potrebbe rivelarsi meno intenso e rapido. Infatti, il livello attuale sembra già incorporare possibili futuri rialzi dell’inflazione e si ritiene che difficilmente l’inflazione raggiungerà nel medio termine livelli molto più elevati del 2%. Quanto al mercato azionario, lo slancio ciclico ed il previsto incremento al rialzo degli utili attesi dovrebbero ancora sostenere i mercati azionari nonostante il livello generalmente elevato delle valutazioni. Nel breve i titoli più tradizionali (i c.d. titoli value) potrebbero ancora essere favoriti, ma nel lungo periodo sembrano rimanere intatte le forti prospettive di crescita dei titoli che meglio sapranno intercettare le prospettive strutturali di cambiamento e di innovazione nel modo di consumare e di produrre.
Al di là delle valutazioni di mercato, occorre però sempre confrontarsi con il proprio consulente sull’adeguatezza delle scelte di investimento rispetto ai propri obiettivi di medio e lungo termine e soprattutto avere un’idea quanto più precisa possibile di quali siano tali obiettivi ed in quali tempi li si debba realizzare: scelte che possono rappresentare opzioni corrette per uno, potrebbero essere del tutto inappropriate per un altro. La stella polare dei propri obiettivi deve essere una guida della direzione in cui muoversi più che le prospettive di breve termine dei mercati finanziari.

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