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Come è bene evidente a tutti, le condizioni di vita sono molto diverse da un paese all’altro. Un cittadino degli Stati Uniti o della Germania è mediamente più ricco e può beneficiare di un tenore di vita migliore di quello del Messico o della Nigeria. I Paesi più ricchi possono “garantire” ai loro cittadini più automobili, più smartphone, una migliore assistenza sanitaria, scuole più efficienti ed alloggi più sicuri. Per misurare tutto ciò con un unico indicatore, gli economisti sono soliti utilizzare il PIL (Prodotto Interno Lordo) in quanto esso misura due cose in una volta: il totale del valore dei beni e servizi prodotti dall’economia e la somma totale dei redditi guadagnati. A PIL più elevati corrispondono tenori di vita più elevati in quanto l’economia è stata in grado di produrre per i propri cittadini una quantità di beni e servizi più elevata o di migliore qualità. Purtroppo, l’Italia negli ultimi anni ha visto aumentare progressivamente il divario con gli altri paesi: ad esempio, negli ultimi 20 anni il PIL italiano è cresciuto di circa un terzo in meno di quello della Germania. Gli economisti cosa ritengono che si debba fare per invertire questa tendenza e migliorare il tasso di crescita dell’economia?

Per spiegarlo in modo semplice, prenderò a prestito l’esempio di un noto economista americano ed un modello estremamente semplificato di sistema economico, ispirato al romanzo Robinson Crusoe di Daniel Defoe. Come molti ricorderanno, Robinson Crusoe è un marinaio che fa naufragio su un’isola deserta. Essendo solo, Robinson deve pescare il pesce, coltivare le verdure e confezionare i propri abiti tutto da solo. Si tratta di un sistema economico estremamente semplificato che ci può aiutare a comprendere i sistemi economici più complessi e cosa occorre fare per favorire il benessere dei cittadini.

Da cosa dipende il tenore di vita di Robinson Crusoe? Certamente dalla sua capacità di pescare più pesce, di produrre più verdura, confezionare abiti più belli e confortevoli oppure di fare tutto ciò in minor tempo, riservando quello risparmiato al riposo ed allo svago. Ma da cosa dipende tale capacità di essere più produttivo? Essenzialmente da 4 fattori:

–         il capitale fisico: ovvero la quantità di attrezzature (canna da pesca e utensili per coltivare) a disposizione;

–         il capitale umano: ovvero le conoscenze e capacità di Robinson nelle tecniche di pesca e coltivazione;

–         le risorse naturali: la pescosità dei mari e la fertilità dei terreni dell’isola;

–         le conoscenze tecnologiche: ovvero le conoscenze dei modi più efficaci di pescare e coltivare.

Passiamo dall’economia semplificata di Robinson Crusoe a quella di una grande nazione come l’Italia. La sua capacità di crescita nel lungo periodo sarà determinata dagli stessi fattori di cui sopra:

–         il capitale fisico: la dotazione di attrezzature e strutture che vengono utilizzate per produrre beni e servizi, ovvero quelli che gli economisti chiamano beni strumentali; la legislazione dovrebbe, dunque, incentivare gli investimenti delle aziende in macchinari e beni strumentali moderni;

–         il capitale umano: le conoscenze e capacità dei singoli lavoratori, che sono determinate dalla quantità e qualità della formazione scolastica, universitaria e professionale; lo Stato dovrebbe favorire, dunque, elevati livelli di scolarizzazione e l’acquisizione di elevate competenze professionali;

–         le risorse naturali: i Paesi dovrebbero essere in grado di sfruttare al meglio le risorse naturali a loro disposizione o, quelli come il nostro privi di ingenti risorse naturali, dovrebbero sfruttare al meglio il patrimonio naturalistico e culturale a disposizione;

–         le conoscenze tecnologiche: le conoscenze dei modi più efficaci di produrre sono fortemente correlati agli investimenti in ricerca e sviluppo; una nazione che vuole continuare a crescere non dovrebbe mai trascurarli favorendo la ricerca pubblica e quella privata.

Tutto ciò, in uno Stato moderno ed efficiente, dovrebbe essere favorito da una legislazione che garantisca regole semplici e stabili nel tempo in modo da consentire agli operatori economici una rapida realizzazione dei propri programmi ed un’adeguata pianificazione delle scelte di lungo termine.

Infatti, come è possibile osservare, tutti i fattori individuati richiedono tempi lunghi per poter essere sviluppati al meglio: la formazione di un buon ingegnere o di un buon medico richiede molti anni, ingenti investimenti aziendali consentono ritorni economici solo nel medio-lungo periodo, ma anche lo sfruttamento equilibrato delle risorse naturali ed una lungimirante attività di ricerca e sviluppo richiedono spesso i tempi di una generazione e non portano quasi mai risultati a breve termine.

Mario Draghi più volte, anche in tempi recenti in suoi interventi pubblici, ha sottolineato l’importanza di costruire un sistema economico in grado di creare crescita duratura, favorendo la formazione dei giovani ed investimenti in grado di assicurate crescita economica nel lungo termine. Solo in questo modo, ha sottolineato, è possibile garantire ai cittadini un tenore di vita durevolmente più elevato ed una società più equa. Sarà in grado di orientare le scelte economiche su orizzonti di lungo termine? Vincere la sfida di come spendere al meglio i fondi del recovery fund è indispensabile, ma è solo il primo passo di un percorso molto lungo che andrà oltre i 2 anni della possibile durata del governo Draghi. L’Italia ha certamente bisogno di cittadini più consapevoli e di statisti che sappiano guidarli al meglio perché, come amava ripetere Winston Churchill “il politico pensa alla prossima elezione, lo statista alla prossima generazione”.