Il recente rapido rialzo dei tassi di interesse da parte della Banca Centrale Europea, dopo anni di tassi a zero, ha reso nuovamente possibile per le banche offrire alla propria clientela conti di deposito a tassi remunerativi. Si tratta di un’opzione di investimento percorribile da parte dei risparmiatori che vogliono impiegare i loro risparmi a breve termine. Come funzionano i conti di deposito? Quali le differenze rispetto a forme di investimento alternative? Conviene sottoscriverli in questo momento?
Come funziona un conto di deposito?
Un conto di deposito si distingue da un “normale” conto corrente in quanto la sua finalità non è quella di garantire l’ordinaria gestione degli incassi e pagamenti, ma di far fruttare il capitale depositato, offrendo una remunerazione maggiore di quella di un conto corrente “ordinario”. I conti di deposito sono una forma di investimento a breve termine in quanto la loro durata è solitamente inferiore ai 24-36 mesi. Il meccanismo di funzionamento è molto semplice: ad esempio, se il tasso annuo riconosciuto al risparmiatore sul deposito è pari al 2,5% e la durata è di 6 mesi, il rendimento a scadenza sarà pari all’1,25%, ovvero a 125 euro ogni 10.000 euro impiegati. Frequentemente i conti di deposito sono collegati ad un conto corrente ordinario intestato allo stesso cliente sul quale, al termine del periodo considerato, vengono riaccreditati capitale ed interessi maturati.
Esistono due forme di conti di deposito: i conti di deposito vincolati, per i quali il depositante non può prelevare le somme depositate prima della scadenza concordata, e quelli non vincolati, per i quali il depositante può liberamente effettuare versamenti e prelievi. La prima tipologia offre generalmente un tasso di rendimento più elevato della seconda a fronte del vincolo di indisponibilità imposto. In realtà, esiste anche una categoria intermedia rappresentata da conti vincolati, ma con la possibilità di svincolo anticipato a fronte del pagamento di una penale.
Quanto costa un conto di deposito?
I conti di deposito hanno costi variabili. Non è infrequente trovare conti di deposito a costo zero, ma talvolta sono previsti costi collegati alla sottoscrizione delle singole “partite contabili” di deposito di importo contenuto, solitamente di qualche decina di euro: ad esempio, 20 euro per ogni operazione di addebito del conto ordinario ed accredito del conto di deposito remunerato. Oltre ai costi veri e propri, occorre considerare che l’importo depositato sui conti di deposito è soggetto ad un’imposta di bollo pari allo 0,20% annuo, mentre gli interessi maturati sono soggetti ad imposta sostitutiva pari al 26% degli stessi. Volendo riprendere l’esempio precedente del deposito a 6 mesi con rendimento annuo del 2,50%, questo sarà soggetto ad imposta di bollo dello 0.10% (0,20%:2) dell’intero ammontare del deposito e ad una tassazione dello 0,325% (1,25% x 26%) sui soli rendimenti realizzati. Sarà comunque la banca ad effettuare tali prelievi fiscali e a procedere con il versamento di quanto dovuto allo Stato.
A quali rischi espone un conto di deposito?
I conti di deposito sono investimenti caratterizzati da un elevato grado di sicurezza. Il rischio principale è rappresentato dall’eventualità che la banca non sia in grado di rimborsare al cliente, in tutto o in parte, il saldo disponibile a causa di una sua situazione di insolvenza. Occorre però ricordare che tale rischio è mitigato dall’obbligo per le banche italiane di aderire al Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che garantisce ad ogni singolo depositante fino a 100.000 euro per ciascun intestatario. Per i conti vincolati occorre mettere in conto anche il rischio di liquidità, ovvero l’impossibilità di tornare in possesso delle somme impiegate prima della scadenza contrattuale prestabilita.
Conviene sottoscrivere un conto di deposito?
La convenienza ad impiegare il proprio denaro in conti di deposito non può ovviamente essere valutata in astratto, in quanto occorre considerare le condizioni offerte dai singoli Istituti bancari. È buona regola effettuare una valutazione di convenienza in termini relativi confrontando le condizioni del conto di deposito con quello di strumenti alternativi e pressoché equivalenti. In questo caso, il modo più semplice di procedere è confrontare il rendimento del deposito, al netto dei costi e della tassazione, con quello che si potrebbe ottenere effettuando un investimento in titoli di Stato a breve termine di durata corrispondente, quali ad esempio i BOT (Buoni Ordinari del Tesoro) che hanno durate tra 3 e 12 mesi. Nel confronto, occorre ricordare che la tassazione dei titoli di Stato è più favorevole di quella dei depositi, essendo pari al 12,50% anziché al 26%, ma anche che sui Bot sono previste generalmente delle commissioni di sottoscrizione variabili e solitamente pari allo 0,10% per i titoli semestrali (0,20% annuo) ed allo 0,15% per quelli di durata annuale. In altri casi, una strada alternativa percorribile a seguito del recente rialzo dei tassi è quella della sottoscrizione di un fondo monetario, a patto che esso abbia costi contenuti onde evitare che una parte cospicua del rendimento vada erosa. Nella valutazione di convenienza va fatta anche attenzione ad eventuali “condizioni di ingresso” più favorevoli offerte talvolta dalle banche, ma solo sulle nuove somme depositate e per periodi limitati, talvolta subordinate ad ulteriori condizioni (ad esempio, l’accredito dello stipendio). Il proprio consulente può essere un valido aiuto nel fare chiarezza fra le opportunità vere e quelle solo apparenti, aiutando a calcolare la reale redditività dell’operazione, ma soprattutto la sua coerenza con i personali obiettivi di investimento.

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