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Il mese di gennaio è stato un mese difficile per i mercati finanziari. Ai timori per il possibile prolungarsi dell’emergenza sanitaria si sono sommati quelli dello scoppio di una guerra in Ucraina, ma gli investitori sono preoccupati soprattutto per i livelli dell’inflazione che non accenna a diminuire ed ha raggiunto valori prossimi al 7% negli Stati Uniti ed al 5% in Europa. Un livello dei prezzi troppo alto potrebbe scoraggiare la ripresa dei consumi, ma soprattutto potrebbe spingere le banche centrali di tutto il mondo a cercare di contenere il rialzo dei prezzi mediante una lunga serie di rialzi dei tassi ufficiali, interrompendo le politiche monetarie estremamente “accomodanti” che hanno caratterizzato l’ultimo decennio (si veda anche il mio articolo del 23 dicembre 2021 “Perché le banche centrali avranno un ruolo fondamentale per gli investitori del 2022”).
È partendo da queste prospettive che i mercati azionari, reduci da un 2021 di crescita mediamente elevata, hanno visto nel mese di gennaio una flessione delle quotazioni prossima al 7% negli Stati Uniti e al 5% in Europa, dove il processo di rialzo dei tassi ufficiali è più lontano. Nello specifico, hanno subito correzioni più marcate i settori tecnologici, poiché soffrono maggiormente in scenari di rialzo dei tassi, mentre più contenuto è stato il ribasso nei settori finanziari ed energetici, complice l’aumento del prezzo del petrolio. Anche i mercati dei titoli di stato, e più in generale quelli obbligazionari, hanno sofferto in questo contesto, poiché un rialzo dei tassi tende a deprezzare i titoli presenti in portafoglio (per chi voglia approfondire il tema veda il mio articolo del 25 settembre 2021 “Investire in obbligazioni: perché non dovresti sottovalutare il rischio tasso”).
Al di là delle motivazioni che hanno indotto una flessione delle quotazioni sia di mercati azionari che di quelli obbligazionari, la vera “novità” è che molti investitori sono stati colti nuovamente impreparati dall’incremento della volatilità nelle prime settimane dell’anno. Dopo molti mesi di forte rialzo delle quotazioni, si è assistito ad una correzione del tutto fisiologica ed ancora non particolarmente marcata. Nonostante ciò, questo ha impattato in maniera psicologicamente abbastanza intensa su molti risparmiatori. È opportuno non dimenticare che i mercati tendono a crescere nel lungo periodo intervallati da periodiche correzioni delle quotazioni. Nel breve periodo, i mercati azionari sperimentano fasi di flessione più marcate di quelli obbligazionari a fronte di un’aspettativa di rendimento mediamente più elevata nel lungo termine. Dunque, qualunque investitore deve essere consapevole che periodici ribassi delle quotazioni sono una certezza e non una mera probabilità, con la quale è bene evitare di far finta di non doversi confrontare.
Il grafico sotto illustra i rendimenti annuali negli anni solari dal 1980 al 2021 ed i ribassi nel corso degli stessi anni per le borse europee nel loro insieme. Come si può notare, periodicamente assistiamo ad anni negativi, solitamente seguiti da anni positivi che più che compensano i precedenti ribassi. Inoltre, in ciascun anno si è assiste ad un ribasso, più o meno intenso, con una perdita media di circa il 15%.
Eppure, anche di fronte all’evidenza dei dati storici, nel momento in cui le quotazioni scendono, una parte degli investitori finisce per rimanere preda della paura di perdere il proprio denaro e finisce per liquidare il proprio portafoglio titoli, magari costruito pochi mesi prima in un periodo nel quale le quotazioni avevano già una lunga risalita alle spalle. Se è vero che i mercati tendono inevitabilmente a salire nel lungo periodo, acquistare quando le quotazioni sono già salite e vendere quando sono scese è garanzia di perdita certa sia nel breve che nel lungo periodo. Il fenomeno è noto ed assai diffuso ed a mio parere è dovuto essenzialmente a tre fattori:
- la tendenza ad essere influenzati dalle notizie quotidiane che enfatizzano gli eventi sia molto positivi che estremamente negativi, rischiando di farci trascurare una visione di medio-lungo periodo;
- la tendenza a guardare al recente passato per prevedere il futuro: notizie economiche o andamenti “esuberanti” dei mercati degli ultimi mesi ci fanno presumere che il futuro sarà altrettanto roseo, mentre andamenti negativi ci inducono a pensare che il futuro sarà buio e privo di prospettive positive;
- la paura incontenibile di perdere il denaro tanto faticosamente accumulato ci fa abbandonare la nostra razionalità a favore di atteggiamenti più impulsivi che solitamente ci inducono a compiere scelte errate.
Quali sono i possibili rimedi per evitare errori comportamentali dalle conseguenze talora irreparabili?
- È bene confrontarsi in maniera non frettolosa con il proprio consulente al fine di verificare se le scelte finanziarie siano compatibili con l’orizzonte temporale dei nostri obiettivi e con la nostra capacità psicologica di sopportare le oscillazioni dei mercati: evitare notti insonni per l’ansia da mercati migliora la qualità della vita ed evita che uno stress emotivo eccessivo ci induca alla fine a fare scelte errate;
- è fondamentale costruire portafogli sempre molto diversificati poiché aiuta ad evitare che andamenti sfavorevoli di un singolo titolo, di uno specifico settore economico o area geografica possano condizionare in maniera determinante il portafoglio: se è vero che il mercato nel suo complesso tende sempre a crescere nel lungo periodo, non è vero altrettanto per singoli titoli ed il fallimento di uno non deve poter condizionare il raggiungimento dei nostri obiettivi;
- è opportuno ricordare che quasi sempre nel passato sono stati i momenti di crisi ad offrire le migliori occasioni di acquisto, quanto i più scappano dal mercato per paura o per necessità.
Infine, è indispensabile sempre avere a mente che il futuro sarà certamente condizionato da un’inevitabile incertezza!

Consulente Finanziario a Napoli. Ti aiuto a fare le scelte finanziarie più efficaci in base ai tuoi progetti di vita.