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Molte persone mantengono una parte significativa dei loro risparmi sul conto corrente per poter accedere in maniera rapida alla liquidità depositata e far fronte alle spese periodiche o ad eventuali imprevisti. Tuttavia, lasciare grandi somme di denaro sul conto corrente può comportare la perdita di opportunità di crescita finanziaria del capitale. Se tali opportunità erano assai limitate fino all’inizio del 2022, quando i tassi di interesse a breve termine erano prossimi allo zero o addirittura negativi, oggi non è più così. La rapida crescita dell’inflazione ha indotto le Banche centrali di tutto il mondo ad alzare rapidamente i tassi ufficiali e ciò ha reso assai più oneroso indebitarsi, ma allo stesso tempo molto più conveniente investire le proprie risorse finanziarie, anche su orizzonti temporali contenuti. In parole più tecniche, il costo-opportunità della liquidità è cresciuto enormemente, ovvero detenere somme rilevanti infruttifere sul conto corrente determina perdite di redditività rilevanti. In questo articolo, verranno analizzate alcune strategie su come investire al meglio la liquidità, anche se si prevede di averne bisogno nel breve termine.

 

Le alternative disponibili

Diverse sono le alternative disponibili per chi vuole investire il proprio denaro su orizzonti temporali brevi. Ognuna di esse è caratterizzata da un basso livello di incertezza sul risultato finale in termini di rendimento e dalla possibilità di tornare in possesso del capitale investito facilmente, in tempi brevi e senza grandi penalizzazioni. Tra esse quelle più diffuse che verranno prese in considerazione sono: i conti di deposito, i certificati di deposito, i titoli di Stato a breve termine, i fondi monetari. Analizziamole singolarmente evidenziandone vantaggi e svantaggi.

 

I conti di deposito

I conti di deposito si distinguono dai “normali” conti correnti in quanto la loro finalità non è la gestione ordinaria degli incassi e pagamenti, ma quella di far fruttare il capitale depositato, offrendo una remunerazione maggiore di quella di un conto corrente “ordinario”. Il meccanismo di funzionamento è semplice: al titolare del conto di deposito viene riconosciuta a scadenza una remunerazione proporzionale al tasso di interesse ed alla durata del deposito. Ad esempio, se il tasso di interesse è il 3% e la durata del deposito di 6 mesi, al termine del periodo considerato verrà riconosciuta al depositante una remunerazione a titolo di interessi pari all’1,5%. I conti di deposito sono una forma di investimento a breve termine in quanto la loro durata è solitamente inferiore ai 24-36 mesi. Esistono conti di deposito non vincolati, per i quali il depositante può chiedere la restituzione del capitale investito in qualsiasi momento, ma le forme più diffuse sono i conti di deposito vincolati. In questa tipologia, il depositante riceve un interesse maggiore di quello che otterrebbe dal conto corrente o da un deposito non vincolato, ma le somme investite non sono prelevabili prima della scadenza pattuita, a meno di non sostenere il pagamento di una penale che spesso finisce per erodere quasi integralmente i guadagni realizzati. Il rendimento dei conti di deposito è soggetto all’applicazione di un’imposta pari al 26%.

 

I certificati di deposito

I certificati di deposito (spesso indicati con la sigla CD) sono titoli vincolati, solitamente emessi da una banca. La loro durata è generalmente compresa fra 3 e 24 mesi (ma ne esistono di durata maggiore) e prevedono una remunerazione sotto forma di interessi, a tasso fisso o a tasso variabile, che vengono corrisposti periodicamente sotto forma di cedola o al rimborso del capitale a scadenza. I certificati di deposito possono avere rendimenti superiori a quelli dei conti di deposito, ma solitamente non prevedono la possibilità di rimborso anticipato, a meno di non trasferire la titolarità del deposito ad un altro soggetto interessato. I rendimenti realizzati, così come per i depositi, sono tassati con aliquota fissa del 26%.

 

I titoli di Stato

I titoli di Stato a breve termine sono un’ulteriore forma di investimento della liquidità con un orizzonte temporale breve. Si tratta di prestiti che il risparmiatore concede ad uno Stato e pertanto sono considerati fra gli investimenti più sicuri, soprattutto se emessi da Stati con elevata solidità finanziaria, come la Germania o gli Stati Uniti. A fronte di questa maggiore sicurezza, il loro rendimento può essere più contenuto di quello di altri investimenti con la stessa durata finanziaria, ma essi hanno dalla loro parte il vantaggio di una tassazione agevolata al 12,50% sugli interessi prodotti. È da ricordare che, nel caso di titoli di Stato con durate molto brevi, le commissioni di negoziazione possono incidere notevolmente sul rendimento netto e dunque va valutata attentamente tale opzione.

 

I fondi comuni monetari

Un altro strumento assai pratico per investire la liquidità è rappresentato dai fondi monetari. Si tratta di fondi le cui attività finanziarie sono investite in titoli di Stato a breve termine, obbligazioni e depositi bancari. Investire in un fondo comune comporta il sostenimento di un costo di gestione che, per quanto modesto in questa categoria di strumenti, riduce il rendimento finale dell’investimento. Dall’altro lato, però, un fondo garantisce un’ampia diversificazione degli investimenti ed una gestione professionale dei risparmi. Inoltre, generalmente per questa categoria di fondi non sono previsti né costi di sottoscrizione né di rimborso.

 

Quale tipologia di strumento scegliere?

Impossibile rispondere in maniera univoca a questa domanda, ma è possibile individuare i punti di forza e di debolezza delle varie alternative e fornire alcuni orientamenti di massima per una scelta più consapevole e redditizia. Nel fare tale scelta è bene ricordare che generalmente gli investimenti a breve termine non speculativi vengono realizzati con due finalità principali: soddisfare un’esigenza di spesa già pianificata a breve, far fronte ad eventuali spese impreviste (andando a costituire la cosiddetta riserva precauzionale).

I conti ed i certificati di deposito rappresentano una valida opzione di investimento della liquidità quando si è ragionevolmente certi di non impiegare il capitale prima della loro naturale data di scadenza perché il rimborso anticipato solitamente espone al pagamento di penali;  l’appetibilità dei tassi offerti va invece valutata confrontando il loro rendimento con quello di un titolo di Stato di analoga durata, mettendo in conto sia le rispettive commissioni di sottoscrizione che la differente tassazione dei rendimenti, che è pari al 26% per i depositi ed al 12,50% per i titoli di Stato.

I titoli di Stato a breve termine sono anch’essi lo strumento ideale per investire la liquidità che si ritiene di dover impiegare su orizzonti temporali brevi e vanno scelti con scadenze coerenti con il momento di probabile utilizzo di tali somme: ad esempio, se ritengo di dover cambiare auto fra 12 mesi, è opportuno investire in un titolo con quella durata residua; infatti, il maggiore pregio di tali strumenti, comune ai conti ed ai certificati di deposito, è quello di riuscire a predeterminare in maniera precisa il capitale che si otterrà a scadenza. Questi strumenti sono meno adeguati nel caso in cui si voglia utilizzarli per far fronte a spese impreviste: infatti, la vendita prima della scadenza comporta il sostenimento di costi di negoziazione ed espone ad oscillazioni di mercato che, seppur contenuti, potrebbero penalizzare il risparmiatore.

I fondi monetari possono invece rappresentare la soluzione ideale per gestire la quota di patrimonio da destinare alla riserva per eventuali imprevisti poiché consentono di rientrare in possesso delle somme investite in tempi rapidi, con costi di rimborso nulli o assai contenuti e senza essere soggetti a forti oscillazioni di mercato. Al contrario, è meglio prediligere le altre forme di impiego della liquidità nel caso di progetti di spesa ben definiti nell’importo e nella tempistica. Infatti, per i fondi monetari, a differenza dei conti di deposito e dei titoli di Stato, non è possibile predeterminare con esattezza il rendimento ad una data scadenza.

 

Considerazioni finali

Qualunque sia la scelta, il recente incremento dei tassi di interesse consente oggi l’utilizzo della liquidità per investimenti a breve termine con ritorni interessanti, compresi fra il 3 %ed il 4%. Dunque, mantenere sul conto corrente disponibilità superiori a quelle necessarie non è la scelta economicamente più equilibrata. È opportuno però ricordare che, se la quota del patrimonio destinata a far fronte agli imprevisti ed agli obiettivi di breve termine deve essere investita in uno degli strumenti di cui innanzi, occorre resistere alla tentazione di impiegare in questo modo anche la quota di risparmi destinata a soddisfare esigenze di lungo termine. Per tali obiettivi è corretto prediligere strumenti differenti.  Il rischio è che l’allettante remunerazione della liquidità possa favorire la “pigrizia”, inducendo il risparmiatore a non effettuare un’adeguata pianificazione finanziaria ed a non costruire un portafoglio sufficientemente diversificato e redditizio. Infatti, rifugiarsi in più comode scelte di breve periodo può distruggere molta ricchezza nel lungo.