Dal 30 giugno di quest’anno sono state introdotte nuove norme relative ai pagamenti elettronici: scattano le penalità per chi rifiuta i pagamenti con carte di credito e di debito (i bancomat). Vediamo più in dettaglio di cosa si tratta e cosa cambia per esercenti, professionisti e consumatori. Si pagherà ancora in contanti?
In realtà, in Italia esiste già una norma che sancisce l’obbligo di avere un Pos, ovvero un dispositivo che consenta di accettare i pagamenti con carte, per chiunque eserciti un’attività commerciale e professionale. Ben 10 anni fa il decreto-legge n. 179 del 2012 aveva appunto introdotto l’obbligo per tutti coloro che effettuano vendite di prodotti e prestazioni di servizi (in pratica commercianti, artigiani, professionisti, etc.) di accettare pagamenti attraverso carte elettroniche di almeno un circuito di pagamento. Sebbene possa sembrare assurdo, pur imponendo la norma tale obbligo, non si prevedeva alcuna sanzione per i trasgressori. A distanza di un decennio viene introdotta tale sanzione per coloro che rifiutano i pagamenti elettronici. Dunque, i consumatori potranno ancora pagare in contanti entro il limite di 2.000 euro (che scenderà a 1.000 dal 1° gennaio 2023), ma non potranno vedersi rifiutare pagamenti con carta, anche di piccolo importo.
A quanto ammontano le sanzioni? Per ogni transazione via Pos (qualunque sia l’importo) che viene rifiutata la sanzione è pari a 30 euro, più il 4% del valore della transazione. Tale sanzione non si applica solo nei casi di oggettiva impossibilità tecnica a ricevere pagamenti elettronici (si pensi ad esempio a problemi temporanei di connessioni o a malfunzionamenti tecnici dell’apparecchio). L’accertamento della violazione sarà a cura degli ufficiali e degli agenti di polizia giudiziaria nonché degli organi addetti al controllo dell’osservanza delle disposizioni legislative. Di fatto, le sanzioni saranno difficilmente applicabili e presupporranno una denuncia da parte del cliente con le relative perdite di tempo. Tanto rumore per nulla?
In realtà, la norma si inserisce in un contesto che si è molto evoluto negli ultimi 10 anni. Oggi in Italia i Pos sono circa 4,2 milioni ed il loro numero è quasi triplicato in 10 anni. Anche il numero di carte ha superato i 100 milioni ed i pagamenti con esse sono quasi quadruplicati negli ultimi 10 anni. Il grafico sotto mostra chiaramente come ormai i pagamenti con strumenti alternativi al contante abbiano ampiamente superato il 50%, con un incremento molto forte delle carte a fronte di una riduzione dei bonifici e soprattutto degli assegni.
Come spesso accade, non sono le sanzioni (che di fatto fino ad oggi sono mancate), ma le abitudini di pagamento e la spinta riveniente dal mercato ad incidere maggiormente, nonché alcune norme che hanno incentivato tali abitudini (si pensi a quella che impone pagamenti tracciati per poter detrarre fiscalmente le spese mediche). La futura diffusione dei mezzi di pagamento elettronici dipenderà proprio da tali fattori più che dalle sanzioni, ma anche dalla riduzione dei costi delle transazioni che ricadranno sugli esercenti e dagli incentivi fiscali dello Stato. Come spiega la stessa relazione del Ministero dell’Economia e Finanze sulla riforma dell’amministrazione fiscale, “i disincentivi all’utilizzo del contante possono produrre effetti positivi nel ridurre l’economia sommersa e l’evasione fiscale soltanto se disegnati in modo da neutralizzare il contrasto di interessi tra venditore e acquirente”. Si riuscirà veramente a passare dalle affermazioni ai fatti?

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