Il 2023 sarà un anno di svolta dopo un 2022 che ha segnato in molti ambiti una forte discontinuità rispetto al passato? Quali le principali sfide che attendono l’economia mondiale il prossimo anno? Come solitamente accade, i rischi si alternano alle opportunità. Ecco in breve quelli che dovrebbero avere un peso più rilevante, che come si vedrà sono fra loro strettamente collegati, ed il loro possibile impatto sui mercati finanziari.
La crisi bellica
Quanto durerà la guerra? Se lo chiedono in molti, ma è difficile trovare risposte univoche e soprattutto dotate di elevato grado di certezza. La maggior parte degli esperti ritiene che sia difficile immaginare che la guerra possa finire nei primi mesi dell’anno a meno di imprevedibili colpi di scena. Di certo, il conflitto avrà un forte impatto sulle strategie di approvvigionamento energetico per gli anni a venire, ma le conseguenze economiche di breve termine sono probabilmente destinate ad attenuarsi man mano che il sistema economico si riadatterà ai nuovi equilibri.
Il caro energia
Il tema dei costi crescenti delle materie prime energetiche è stato al centro delle tematiche economiche del 2022. La forte ripresa della domanda di beni e servizi dopo la crisi collegata alla pandemia, unita allo scoppio della guerra in Ucraina, ha fatto letteralmente esplodere i prezzi delle materie prime energetiche. La maggior parte degli osservatori economici ritiene che il picco delle quotazioni raggiunto quest’estate sia definitivamente alle spalle, ma è altrettanto difficile prevedere che i prezzi possano crollare nei prossimi mesi. Un possibile forte rallentamento della crescita economica dovrebbe velocizzare il processo di ribasso delle quotazioni che è in corso.
L’inflazione
L’inflazione, salita rapidamente nei Paesi più sviluppati da livelli prossimi al 2% ad oltre il 10%, sembra dare i primi segni di rallentamento a partire dalla fine del 2022. I dati pubblicati in settimana negli Stati Uniti ed in Europa sembrano indicare che il picco è stato superato, ma secondo le previsioni ci vorranno due o tre anni per riportare i prezzi vicino al 2%.
Le Banche centrali
Le Banche centrali della maggior parte dei Paesi hanno intrapreso da alcuni mesi un rapidissimo percorso di rialzo dei tassi con l’obiettivo di contenere la crescita dei prezzi. Tassi più alti rendono più oneroso finanziare i consumi e più conveniente mantenere i soldi investiti piuttosto che spenderli. Se tutto ciò porterà probabilmente a contenere l’inflazione, avrà anche due sgradevoli controindicazioni: rallentare la crescita dell’economia con il rischio di mandarla in recessione, rendere più onerosi i debiti pubblici. La vera sfida per le Banche centrali sarà quella di riuscire a dosare al meglio il freno ed evitare che il rialzo dei tassi possa innescare una forte recessione.
Il debito pubblico
I debiti pubblici sono cresciuti rapidamente negli scorsi anni, favoriti da tassi bassi e dalla necessità di supportare la ripresa economica dopo la crisi pandemica. Se l’incremento dell’inflazione ha favorito i debitori che negli ultimi due anni hanno visto ridursi il valore reale dei loro debiti, il futuro incremento dei tassi renderà più oneroso farne nuovi. I governanti dovranno essere capaci di trovare un giusto equilibrio fra il sostegno alla spesa pubblica ed il contenimento di ulteriori debiti.
Le catene globali di valore
Negli ultimi decenni abbiamo beneficiato di una forte riduzione dei prezzi dei beni grazie alla possibilità di produrli in ogni parte del mondo a costi bassi e di trasportare componenti semilavorate e beni finiti a costi contenuti. Lo scoppio della pandemia e poi quello della guerra, unita alla crescita delle tensioni internazionali, sta spingendo gli operatori economici e gli Stati a considerare con più attenzione al principale effetto negativo collegato alla eccessiva frammentazione della catena del valore a livello internazionale: la maggiore dipendenza da altri Stati nella produzione di beni e servizi. Se internalizzare la produzione di alcuni beni o di parte dei processi produttivi avrà il vantaggio di ridurre la dipendenza dai terzi e di riportare parte del lavoro in patria, questo dovrebbe comportare un relativo incremento dei prezzi per i consumatori finali.
La crisi economica
Quello che si chiude, a dispetto della percezione diffusa, è stato un anno di forte crescita economica. La crisi, se ci sarà, riguarderà i mesi a venire. Che l’economia sia in fase di rallentamento è certo. Ciò che è dubbio e se questo rallentamento sfocerà in una recessione. Molto dipenderà, come detto innanzi, da quanto l’inflazione rimarrà persistente, dall’atteggiamento delle Banche centrali e dalla intensità del conflitto in Ucraina.
Come affrontare i mercati nel prossimo anno?
Nel breve termine gli investitori di tutto il mondo si porranno due domande fondamentali: per quanto tempo resterà alta l’inflazione? L’economia sperimenterà un atterraggio morbido o duro? Dalle risposte a queste domande dipendono le sorti dei mercati obbligazionari e azionari nell’anno appena iniziato. Quelle in basso sono le più recenti previsioni della Banca Centrale Europea relative al PIL e all’inflazione dell’area euro per gli anni a venire, ma vista l’incertezza del contesto, vanno considerate con adeguata prudenza.
Secondo molti il 2023 sarà l’anno della transizione: nella prima parte dell’anno a dominare sarà il tema dell’inflazione che gradualmente si sposterà verso quello della recessione. Dunque, il rischio si sposterà dall’inflazione alla crescita. In compenso, gli investitori hanno finalmente la possibilità di investire anche in titoli obbligazionari a breve termine a tassi vicini al 3%, come non accadeva da anni. Inoltre, molti titoli azionari, soprattutto dei settori a più forte espansione, hanno visto ridursi le quotazioni pur in un anno di crescita degli utili aziendali (nell’ultimo anno: Apple -24%, Amazon -46%, Tesla -70%!). È per questo che molti esperti sottolineano che le possibili correzioni di breve andranno considerate come interessanti occasioni di acquisto per gli investitori di lungo termine, ma a patto di mantenere portafogli ben diversificati, perché nei momenti di grande transizione è sempre complesso individuare nuovi vinti e nuovi vincitori. Per concludere in leggerezza, come diceva Woody Allen nel suo Discorso ai laureandi, “in sostanza, è chiaro che il futuro offre grandi opportunità, ma è anche disseminato di trabocchetti: il trucco consiste nell’evitare i trabocchetti, prendere al balzo le opportunità e … rientrare a casa per l’ora di cena!”

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