Il 6 maggio 2023 è il giorno dell’incoronazione di re Carlo III. La cerimonia ha un costo stimato di circa 100 milioni di sterline, ovvero oltre 110 milioni di euro. Una cifra enorme, nonostante il numero di invitati e la durata della cerimonia siano stati ridotti a circa 1/3 rispetto a quelli dell’incoronazione della regina Elisabetta II per mostrarsi più vicino ai cittadini, visto il momento di crisi economica che sta affrontando il Regno Unito. Il conto dell’incoronazione sarà a carico del governo britannico, e quindi dei contribuenti, e ciò ha sollevato alcune critiche da parte di coloro che ritengono che debba essere la famiglia reale a sostenere i costi della cerimonia, visto che re Carlo sembra essere tutt’altro che povero. Ma quanto è davvero ricco il re?
Determinare con precisione patrimonio e redditi di un re non è facile, ma è comunque possibile fare delle stime non lontane dalla realtà. Una cosa però sembra certa: la Corona reale inglese non è povera e può contare su un patrimonio rilevante. Occorre ricordare che nel momento in cui si chiede quanto sia ricca una persona è opportuno distinguere fra patrimonio, ovvero il valore delle proprietà che si possiedono, e redditi annuali prodotti dalle stesse o dalla propria attività personale. Nel caso dei regnanti, la cosa si complica poiché è complesso inquadrare il lavoro di un re e perché parte delle proprietà sono a titolo personale ed altre a titolo di regnante. Ma andiamo per ordine.
Le ricchezze della corona sono rappresentate da terreni, altri immobili come castelli, edifici commerciali ed appartamenti, gioielli, opere d’arte e partecipazioni societarie. Queste ricchezze fanno capo a tre Holding “speciali” disciplinate dalla legge: le Proprietà della Corona (Crown Estate), il Ducato di Lancaster ed il Ducato di Cornovaglia.
Le Proprietà della Corona, possiede un vasto patrimonio immobiliare di circa 18 miliardi di euro, comprendente molti immobili di pregio (la maggior parte a Londra, ma anche in altre località della Gran Bretagna), numerosi terreni per un’estensione superiore ai 200.000 ettari e pari a circa l’1% dell’intero territorio nazionale, metà delle coste e tutti i fondali del paese fino a 12 miglia nautiche. Non si tratta in realtà di beni di proprietà personale di re Carlo III, ma beni di proprietà del sovrano per la durata del suo regno, che non possono essere venduti. Inoltre, i proventi vanno al Tesoro britannico in cambio di una sovvenzione pari circa il 25% degli stessi, che lo scorso anno è stata di poco inferiore ai 100 milioni di euro.
Il Ducato di Lancaster è di proprietà personale del monarca regnante (nonché Duca di Lancaster), possiede quasi 20.000 ettari di terreni, proprietà minerarie, castelli, altri immobili commerciali ed industriali per un valore complessivo di circa 700 milioni di euro ed utili per circa 30 milioni lordi, non soggetti ad imposte sulle società, ma sui quali probabilmente il re Carlo pagherà volontariamente le imposte seguendo l’esempio della madre Elisabetta.
Il Ducato di Cornovaglia fornisce una rendita non al re, ma all’erede al trono, ovvero al principe William, figlio maggiore di Carlo III. Il duca di Cornovaglia non ha la possibilità di disporre la vendita dei beni, né dei profitti derivanti dalla loro vendita, ma beneficia dell’eccedenza delle entrate annuali. Le proprietà del ducato sono sparse in tutto il Regno e comprendono terreni, fattorie, castelli ed anche delle isole (l’arcipelago delle Isole Scilly) ed ha un patrimonio netto stimato di circa 1,1 miliardi di euro. L’utile netto dell’ultimo anno è stato pari a circa 27 milioni di euro.
Infine, alle ricchezze elencate vanno aggiunte le proprietà personali del re Carlo III, quelle acquistate in vita con i propri redditi e quelle più consistenti ereditate dalla regina Elisabetta II, rappresentate principalmente dalle proprietà di Sandringham e di Balmoral (il cui castello in Scozia era tanto amato dalla regina). Il valore complessivo dei due possedimenti è di circa 500 milioni di euro. Al valore di queste proprietà, va aggiunto quello di gioielli, opere d’arte ed altri beni personali ereditati, sui quali peraltro Carlo non dovrà pagare nulla, grazie ad un accordo del 1993 con il governo britannico che esenta dalle imposte di successione i passaggi di beni da un sovrano all’atro. A conti fatti, almeno finanziariamente, conviene essere re ed esserlo a lungo: “Dio salvi il Re” … ed il suo patrimonio!

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