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La maggioranza degli investitori è pienamente consapevole dell’importanza del risparmio, una percentuale minore di essi è in grado di individuare con precisione quanto è opportuno risparmiare per la realizzazione dei propri obiettivi di vita e per la propria integrazione pensionistica, ma nella maggioranza dei casi gli investitori sono assai confusi quando devono rispondere alla domanda: come devo investire il denaro risparmiato? Sebbene il supporto di un buon consulente sia indispensabile nell’esame delle situazioni più complesse, esistono delle regole di base in grado di orientare chiunque voglia fare da sé o chi voglia affrontare con maggior consapevolezza il rapporto con il proprio consulente.

Come investire il denaro? L’andamento negativo dei mercati, peraltro non eccezionale, delle prime settimane dell’anno porta nuovamente all’attenzione degli investitori il fatto che la prima domanda a cui occorre rispondere quando si deve decidere come impiegare il proprio risparmio è: quanto rischio mi devo assumere? Ribadita una volta ancora l’ovvia affermazione che in finanza, come nella vita, non è mai possibile azzerare i rischi ma solo ridurli e monitorarli con attenzione, è utile ricordare che gli investimenti più rischiosi come le azioni offrono generalmente un rendimento più alto rispetto agli investimenti più sicuri, come i titoli di stato dei paesi sviluppati o le obbligazioni delle società più solide. La scelta della giusta combinazione di azioni e obbligazioni (e per i patrimoni più rilevanti anche di altre tipologie di beni come gli immobili) è quella che si chiama una decisione di asset allocation ed è la prima decisione che ogni investitore dovrebbe compiere dopo aver individuato i suoi obiettivi e l’orizzonte temporale entro i quali realizzarli. Il grafico che segue mette a confronto l’andamento di un investimento in titoli di Stato europei ed in azioni mondiali negli ultimi 10 anni, evidenziando le differenze di rischio e rendimento delle due tipologie di strumenti finanziari.

Come si può osservare dal grafico, se un investitore decide di impiegare la porzione più rilevante del proprio patrimonio in attività rischiose mediamente guadagnerà di più, ma allo stesso tempo si esporrà con maggiore probabilità, soprattutto nel breve termine, alla possibilità di realizzare rendimenti bassi o addirittura negativi. Come decidere quanta parte del proprio portafoglio investire in azioni e quanta in titoli meno rischiosi? Una regola semplice che è possibile seguire prevede che la percentuale di titoli azionari (e di obbligazioni ad alto rendimento) non debba mai essere superiore all’orizzonte temoprale espresso in anni moltiplicato per 10. Ad esempio, se il proprio orizzonte temporale è di 5 anni, la percentuale complessiva di azioni ed obbligazioni ad alto rendimento non dovrebbe mai superare il 50% del proprio portafoglio; se l’orizzonte temporale dovesse essere di 3 anni, il livello massimo di attività a rischio elevato non dovrebbe superare il 30%. Questa semplice regola serve ad evitare che si detengano attività troppo rischiose rispetto al proprio orizzonte temporale e che eventuali crisi economiche o finanziare possano impattare troppo negativamente sul proprio portafoglio da non consentire di recuperare per tempo le perdite realizzate. Ovviamente, si tratta della percentuale massima che è opportuno detenere, in quanto la propria propensione al rischio o le condizioni di mercato potrebbero consigliare di investire in attività rischiose una quota molto meno rilevante. Fanno eccezione coloro che hanno finalità speculative per i quali i limiti suddetti finiscono per non avere senso. Per tutti gli altri è opportuno verificare il rispetto della regola.

Un’ultima considerazione. Quasi mai ognuno di noi ha un solo obiettivo nella propria vita e difficilmente più obiettivi avranno un orizzonte temporale coincidente: ad esempio, quello pensionistico difficilmente coinciderà con quello di acquistare una nuova auto o di finanziare gli studi dei figli. Pertanto, è indispensabile applicare la regola di asset allocation descritta almeno ai principali obiettivi che ci si è prefissi (per chi vuole approfondire il tema veda il mio recente articolo dell’8 gennaio “E se dessimo un nome ai nostri soldi?”).  Una volta individuati gli obiettivi, è opportuno accertarsi di essere rimasti all’interno di questi parametri ed eventualmente adattare il proprio portafoglio alla prima occasione utile: esistono regole semplici ed efficaci che evitano scelte ingenue che possono rivelarsi assai dannose.