Investire in oro sta diventando una scelta sempre più diffusa dopo anni nei quali era passata di moda. Da sempre questa preziosa materia prima è stata considerata il bene rifugio per eccellenza, ma ha ancora senso investire in oro? Ed in caso affermativo, quali sono gli strumenti più efficienti da utilizzare?
Perché investire in oro?
In passato investire in oro è stata considerata una strategia efficace per proteggersi dall’inflazione. Poiché, dopo l’impennata dei prezzi negli anni ‘70 del secolo scorso, l’inflazione si è progressivamente ridotta ed è rimasta prossima o inferiore al 3% nella maggior parte delle economie sviluppate, l’oro è diventato una forma di investimento meno di moda. Dopo un periodo di forti rialzi nel primo decennio di questo secolo, le quotazioni hanno perso valore in maniera consistente per poi ritrovare nuovo slancio con lo scoppiare della pandemia, in quanto l’oro è stato scelto dagli investitori per la sua caratteristica di bene rifugio. Dunque, ecco riassunte le due principali motivazioni per le quali gli investitori scelgono di acquistare oro: proteggersi dall’inflazione ed acquistare un’attività considerata bene rifugio per eccellenza. Alcuni investitori dubitano che l’oro possa rappresentare ancora oggi uno strumento efficace per difendersi dall’inflazione, mentre vi è maggiore uniformità di vedute sul fatto che possa rappresentare un buon strumento di diversificazione.
Come investire in oro?
Gli investitori che vogliono investire in oro hanno innanzi a loro una serie possibili di alternative tra le quali:
– acquistare oro fisico sotto forma di lingotti o monete d’oro;
– acquistare in borsa strumenti finanziari che replicano l’andamento dell’oro fisico, come gli ETF (Exchange Traded Fund) o gli ETC (Exchange Traded Commodities);
– acquistare azioni di società che appartengono al settore aurifero o fondi comuni di investimento specializzati in questa tipologia di imprese.
Acquistare lingotti o monete d’oro è una scelta da valutare con particolare attenzione per due motivi: il primo è legato al rischio di possibili furti, il secondo al fatto che il prezzo di acquisto e di vendita dell’oro (i cosiddetti prezzi danaro e lettera) possono differire in maniera consistente, talvolta anche nel 10-15%. Dunque, chi acquista oro fisico deve essere consapevole che il semplice acquisto comporta una potenziale perdita di valore anche in caso di rivendita pressoché immediata dello stesso bene. Acquistare un ETF o un ETC, consente di replicare l’andamento dell’oro a fronte del pagamento di una commissione solitamente inferiore all’1% annuo. In questi casi può essere opportuno prediligere strumenti finanziari a cosiddetta “replica fisica” e non sintetica, ovvero strumenti a fronte dei quali esiste fisicamente dell’oro custodito in un forziere. Infine, vi è l’alternativa di acquistare aziende del settore aurifero, con la consapevolezza che le loro quotazioni non seguono perfettamente quelle dell’oro in quanto l’andamento dei titoli è condizionato anche delle prospettive di redditività delle relative imprese.
Quanto oro inserire in portafoglio?
Come è possibile osservare dal grafico sopra che illustra l’andamento delle quotazioni dell’oro nell’ultimo decennio, è bene chiarire che, a differenza di quanto si possa pensare, l’oro è un’attività tutt’altro che priva di rischi: sebbene sia considerato un bene rifugio, le sue quotazioni oscillano quotidianamente in maniera sensibile e talvolta occorre attendere periodi di tempo lunghi prima di vedere remunerato il proprio investimento. Inoltre, è bene ricordare che l’oro, come quasi tutte le materie prime, è quotato in dollari e di conseguenza le sue quotazioni subiranno anche l’influenza del cambio euro/dollaro. Dato che l’oro è un’attività infruttifera che non offre un rendimento fisso né ha una scadenza, è difficile valutarlo con metodi finanziari tradizionali. In linea di massima esso tende a performare meglio quando le alternative di investimento sono meno interessati, ovvero tipicamente quando è basso il rendimento reale (ovvero al netto dell’inflazione) di titoli considerati sicuri come quelli di stato statunitensi. Al contrario, le quotazioni tendono ad essere penalizzate quando crescono i rendimenti reali dei titoli di Stato.
Dunque, gli investitori con bassa propensione al rischio dovrebbero ridurre al minino la presenza di questa tipologia di attività in portafoglio. Quelli più propensi al rischio, dovrebbero investire in oro soprattutto con finalità di diversificazione del proprio patrimonio in quanto l’oro in passato ha dimostrato di essere spesso decorrelato con l’andamento dei mercati azionari. È comunque sempre essenziale confrontarsi con il proprio consulente per valutare l’opportunità e la percentuale di investimenti in oro da inserire in portafoglio perché, come dice il vecchio adagio, “non è tutto oro ciò che luccica!”

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