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Quando si decide di effettuare un investimento è fondamentale aver presente non solo la dimensione del rendimento, ma anche quella del rischio.

Purtroppo, la mancata conoscenza delle diverse tipologie di rischio alle quali si espone un investitore induce a fare scelte sbagliate. Queste tendono ad amplificare anziché ridurre i rischi ai quali ci si espone.

Ma quali sono le principali tipologie di rischio alle quali un investitore si espone? La distinzione più importante che occorre tener presente è quella fra rischio specifico rischio di mercato.

Il rischio specifico è quello collegato ai singoli titoli. Ad esempio: se sottoscrivo un titolo di Stato italiano oppure le azioni della Apple, mi sto accollando il rischio specifico collegato al singolo emittente del titolo: se la situazione economico-finanziaria dell’emittente dovesse fortemente peggiorare, corro il rischio di perdere in tutto o in parte la remunerazione attesa o il mio capitale.

Il rischio specifico è il più pericoloso. Infatti, l’eventuale insolvenza dell’emittente di un titolo espone a perdite definitive e spesso non più recuperabili se non con altri investimenti.

Esiste però una strategia semplice per ridurre al minimo tale rischio specifico: la diversificazione. È sufficiente acquistare titoli di Stati e di società differenti per frazionare il rischio collegato al singolo emittente, evitando così di incorrere in perdite significative e permanenti sul proprio patrimonio.

Il rischio di mercato è invece collegato alla variabilità dei prezzi di mercato dei titoli. Infatti, i loro valori oscillano quotidianamente per effetto della legge della domanda e dell’offerta nonché del variare delle prospettive economiche. Sebbene tale rischio possa essere attenuato attraverso un’attenta diversificazione in titoli di settori ed aree geografiche differenti, esso non può essere eliminato del tutto: le fluttuazioni dei mercati spesso hanno un impatto su qualsiasi titolo a prescindere dalla sua qualità.

La buona notizia è che andamenti negativi dei mercati sono sempre stati seguiti da fasi positive che hanno portato a più che recuperare le perdite precedenti (il grafico sotto che descrive l’andamento delle borse mondiali negli ultimi 10 anni ne è un esempio).

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Dunque, sebbene il rischio di mercato sia psicologicamente più difficile da sopportare, esso risulta meno insidioso per gli investitori di medio-lungo termine. Infatti, il tempo ha sempre consentito di recuperare andamenti temporaneamente sfavorevoli.

Il rischio specifico, invece, è molto più subdolo pericoloso poiché non si vede finché non ci colpisce e lo fa definitivamente ed irreparabilmente.

Quando i mercati sono esposi a periodi di forte oscillazione dei prezzi, gli investitori tendono a temere che il valore dei loro investimenti possa azzerarsi. Così talvolta liquidano investimenti molto diversificati ed esposti al solo rischio di mercato per posizionare tutto sul proprio conto corrente. In questo modo si consolidano le perdite e contemporaneamente si concentra il patrimonio su un unico debitore, di fatto moltiplicando il rischio specifico che, come si è detto, è l’unico veramente insidio per gli investitori di lungo termine.

Dunque, per timore di perdere tutto il proprio patrimonio, di fatto ci si espone in misura maggiore a tale rischio pur di evitare le oscillazioni di mercato. Come dice il vecchio adagio “occhio che non vede, cuore che non duole” …. ma in questo caso di certo esposto a maggiori rischi di infarto!