In un periodo caratterizzato da forte incertezza sui mercati finanziari, l’attenzione degli investitori si sta concentrando sempre più frequentemente sulle polizze vita rivalutabili collegate a gestioni separate. Quali sono le caratteristiche di questi strumenti? Quali i vantaggi e gli svantaggi rispetto ad altre forme alternative di investimento?
Cos’è una polizza vitale rivalutabile collegata ad una gestione separata?
Si tratta di una specifica tipologia di polizza vita le cui prestazioni sono collegate a quelle di una gestione separata costituita dalla Compagnia di assicurazione alla quale vengono affidati i capitali dei sottoscrittori della polizza. Il patrimonio della gestione è investito in titoli ed è appunto separato da quello della Compagnia per tutelare gli investitori dalle pretese dei creditori della Compagnia stessa, che non possono rivalersi sugli strumenti finanziari in essa contenuti. In sostanza, a fronte del pagamento di un premio assicurativo, i capitali vengono conferiti nella gestione separata ed investiti in strumenti finanziari con l’obiettivo di garantire ad una data scadenza, o alla morte dell’assicurato, un capitale rivalutato rispetto a quello versato.
Quali rendimenti fornisce questa tipologia di investimenti?
I rendimenti delle gestioni separate sono abbastanza stabili nel tempo e risentono poco delle fluttuazioni dei mercati finanziari a causa di due fattori:
- la tipologia di investimenti che sono costituiti in prevalenza da titoli di Stato ed obbligazioni di società private di “alta qualità”;
- le regole di valorizzazione dei titoli detenuti dalla Gestione Separata.
Infatti, le norme per il calcolo del valore della Gestione Separata richiedono di valorizzare i titoli in cui essa è investita al prezzo a cui sono stati acquistati e non al valore di mercato (è il cosiddetto criterio di valutazione al costo storico). Solo nel momento in cui i titoli vengono venduti sono valorizzati all’effettivo prezzo di mercato. In questo modo, la gestione separata non risente della volatilità degli strumenti finanziari in essa contenuti, offrendo una sostanziale stabilità di valore.
La struttura del portafoglio della gestione, unita alle regole di valorizzazione dei titoli in essa contenuti, generalmente consentono a questa tipologia di polizze vita di fornire al sottoscrittore la garanzia del capitale investito, anno per anno o ad una specifica scadenza contrattuale (ad esempio a 5 anni). A parità di altre condizioni, le gestioni che devono garantire anno per anno il capitale investito hanno maggiori vincoli e solitamente un rendimento più basso, mentre quelle che garantiscono il capitale solo a scadenze più lunghe hanno minori vincoli e rendimenti generalmente più elevati.
Ovviamente, a fronte della tipologia relativamente sicura degli strumenti utilizzati, i rendimenti assicurati dalle gestioni separate sono generalmente contenuti e nel medio periodo allineati a quelli dei titoli di Stato a medio termine. Ad esempio, oggi il rendimento della maggior parte delle gestioni separate oscilla fra il 2% ed il 3,5% annuo lordo, al quale vanno però detratti i costi di gestione prelevati dalla Compagnia, che oscillano mediamente fra l’1,20% e l’1,70% annuo, producendo per i beneficiari risultati compresi fra lo 0,5% ed il 2,5% annuo al lordo della tassazione.
Quali sono i principali vantaggi?
I principali vantaggi finanziari di una gestione separata possono essere riassunti nei seguenti punti:
- la sicurezza legata all’investimento dell’80/90% del patrimonio in titoli di Stato ed Obbligazioni a basso rischio e solo marginalmente in azioni, fondi comuni ed altri investimenti alternativi;
- la buona diversificazione degli strumenti finanziari, sebbene in alcune gestioni collocate in Italia vi sia una prevalenza forse eccessiva in titoli di Stato italiani;
- la stabilità dei rendimenti ed il capitale garantito, anno per anno o a scadenze predefinite (ovviamente in caso di fallimento di parte rilevante dei titoli contenuti nella gestione separata tale obiettivo potrebbe venire meno).
A tali vantaggi si aggiungono quelli di natura non strettamente finanziaria quali:
- l’esenzione dall’imposta di bollo sugli strumenti finanziari (con un risparmio allo 0,20% annuo rispetto ad altre forme di investimento)
- i vantaggi successori, comuni alle altre tipologie di polizze vita, poiché il capitale pagato ai beneficiati nel caso di morte dell’assicurato non entra a far parte del patrimonio ereditato, in quanto le prestazioni assicurate sono trasmesse, come si suole dire, iure proprio;
- l’impignorabilità ed insequestrabilità delle somme conferite (salvo le limitazioni previste da specifiche disposizioni di legge).
Quali sono i principali svantaggi?
A fronte dei vantaggi suddetti, questa tipologia di strumenti presenta anche alcuni svantaggi quali:
- rendimenti generalmente contenuti a causa della tipologia di strumenti finanziari nei quali le gestioni separate sono investite;
- la presenza di costi di gestione elevati (mediamente pari all’1,50% annuo circa) rispetto al rendimento dei titoli in cui vengono effettuati gli investimenti, comportando un’elevata decurtazione del rendimento complessivo;
- la presenza, nella maggior parte dei casi, di costi di sottoscrizione e/o di penali di uscita nel caso di disinvestimento nei primi anni di sottoscrizione (generalmente 3 o 4 anni) che possono decurtare ulteriormente la prestazione finale;
- la necessità di avere almeno un orizzonte di medio periodo per riuscire a sfruttare al meglio le caratteristiche di questa tipologia di polizze (molte polizze non consentono neppure il disinvestimento nei primi 12 mesi anche pagando delle penali).
Conviene sottoscrivere questa tipologia di polizza?
Ovviamente non è possibile rispondere in maniera univoca a questo interrogativo. Chi volesse valutare la sottoscrizione di questa tipologia di strumento dovrebbe farlo sulla base di numerosi fattori. In linea di massima, si tratta di strumenti dal costo finanziario mediamente elevato, che dopo il recente rialzo dei rendimenti dei titoli obbligazionari stanno perdendo competitività finanziaria rispetto al passato: con l’attuale rendimento dei titoli di Stato e delle obbligazioni a medio-lungo termine compreso fra il 2% ed il 4%, nel medio periodo una gestione separata difficilmente riuscirà ad offrire un rendimento superiore al netto dei costi di gestione. Dall’altro lato, un investitore assai poco propenso al rischio e con un orizzonte temporale almeno di medio periodo, potrebbe gradire la stabilità di rendimento di questo strumento ed essere disposto a pagare il costo della tranquillità in termini di minori guadagni e minore liquidabilità a breve termine. In realtà, nella sottoscrizione di questi strumenti, vanno tenute in considerazione anche eventuali esigenze di sfruttare i benefici non finanziari, quali ad esempio quelli di tipo successorio di cui si diceva innanzi. In sintesi, occorre valutare se i costi annui sopportati siano adeguati ai vantaggi che si ricevono in relazione alla propria situazione specifica. Come solitamente accade, per riuscire a fare scelte equilibrate ed in linea con i propri interessi, è necessario avere idee chiare sui propri obiettivi e confrontarsi con il proprio consulente finanziario su quale possa essere la scelta migliore in rapporto ad essi, alla propria situazione finanziaria attuale e futura, alla propensione al rischio individuale. Talvolta, anche strumenti apparentemente semplici richiedono ragionamenti relativamente complessi.

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