Investire nell’era del Covid sta diventando sempre più complesso. Se da un lato i tassi di rendimento nominali sono prossimi allo zero o negativi, i mercati azionari hanno corso molto con performance da inizio anno vicine al 20%. Gli investitori, soprattutto quelli più prudenti, sono tormentati dalla scelta fra rimanere investiti in titoli di stato accettando rendimenti bassi o negativi oppure aumentare l’esposizione azionaria in un momento nel quale le quotazioni sono già molto salite o ancora rimanere liquidi in attesa dell’evolversi degli eventi. Come può essere opportuno comportarsi?
Innanzitutto è bene ricordare che le scelta di rimanere costantemente in liquidità per la totalità o la maggior parte del proprio patrimonio può essere molto penalizzante, soprattutto in questo periodo nel quale l’inflazione ha raggiunto livelli elevati. Se il tasso di inflazione italiano registrato ad agosto in Italia, pari al 2,6%, fosse confermato su base annua, il rassicurante valore della nostra liquidità di conto corrente si deprezzerebbe in termini reali di 2.600 euro ogni 100.000 ed i circa 1.800 miliardi di euro parcheggiati dagli italiani sui conti correnti esporrebbero ad una perdita reale complessiva di quasi 47 miliardi di euro! Dunque, detenere in liquidità la quota del nostro patrimonio destinata al soddisfacimento di obiettivi di medio-lungo termine può non essere la scelta più redditizia né quella più tutelante.
La stessa inflazione sta erodendo il rendimento reale (cioè quello al netto dell’inflazione) dei titoli obbligazionari: sottraendo dal rendimento nominale di un titolo di stato italiano a 10 anni, oggi pari circa allo 0,60%, il tasso di inflazione del 2,6%, si ottiene un rendimento reale del -2%. Ed il risultato è analogo o ancora peggiore investendo in titoli di stato di altri Paesi sviluppati, come è possibile verificare dalla tabella sotto. Il quadro si è aggravato a fine agosto dopo che il governatore della banca centrale americana Jerome Powell, nel corso dell’importante simposio di Jackson Hole, ha affermano che sebbene la “sua” Banca centrale potrebbe iniziare nei prossimi mesi a ridurre la liquidità presente sul mercato vista la forte ripresa in corso, non necessariamente inizierà a breve ad alzare il livello dei tassi di interesse. Le sue affermazioni, infatti, hanno ulteriormente compresso i rendimenti dei titoli di stato.
RENDIMENTO DEI TITOLI DI STATO DEI PRINCIPALI PAESI SVILUPPATI
I tassi reali bassi tendono a favorire altre attività finanziarie come l’oro e le azioni. Se il primo, a causa dell’incremento della propensione al rischio, ha visto una battuta di arresto da inizio anno dopo i forti rialzi del 2020, le azioni hanno beneficiato in misura molto forte della rapida ripresa economica. I tassi bassi favoriscono generalmente le utilities (ovvero i titoli appartenenti a settori dei servizi come acqua, energia elettrica e gas che distribuiscono dividendi elevati ed abbastanza costanti) ed i cosiddetti titoli growth (ovvero quelli dei settori a forte crescita che hanno bisogno di tassi bassi per consentire di finanziare in maniera più economica la consistente necessità di capitali aggiuntivi per sostenere il business).
Basta allora investire nei mercati azionari? Magari dando spazio ai titoli dei settori e delle aree geografiche più promettenti? Sebbene la maggior parte dei professionisti consigli un sovrappeso del mercato azionario, magari affiancato dal sovrappeso delle obbligazioni di aziende private che offrono rendimenti più elevati, occorre ricordare che anche nei momenti che appaiono più favorevoli per i mercati azionari, i rischi di forte correzione sono sempre in agguato. Tali rischi stanno crescendo al crescere costante delle quotazioni: se per qualunque motivo la forte ripresa non dovesse proseguire nei prossimi mesi, i prezzi attuali potrebbero risultare poco convenienti. Pertanto, occorre dedicare a tali attività finanziarie solo la quota di patrimonio che può rimanere investita a medio/lungo termine, magari incrementandola in maniera progressiva nel corso del tempo sfruttando i vantaggi di un piano di accumulo di capitale (chi volesse approfondire l’argomento può leggere il mio articolo del 29 maggio 2021 “I PAC: quando la strategia può fare miracoli!”). Un ulteriore valore aggiunto può venire dal sovrappeso di quei settori e di quelle aree geografiche in più rapida ripresa o investendo sui megatrend, la cui crescita tende a “scavalcare” i cicli economici (si veda il mio articolo del 31 luglio 2021 “I megatrend: cosa sono e come investirvi”), non dimenticando di dedicare a questi temi solo una parte del portafoglio, quella che generalmente è definita satellite.
Riassumendo: liquidità solo per gli impegni a breve ed un poco in più per approfittare delle opportunità che i mercati dovessero offrire nei prossimi mesi, prudenza sulle obbligazioni a lungo termine, sovrappeso dell’azionario e dei settori più interessanti, ma solo compatibilmente con orizzonte temporale e propensione al rischio, ingresso progressivo sui mercati per contenere il rischio di mercato, ma soprattutto ricordare che:
1) è indispensabile diversificare sempre il proprio portafoglio per ridurre i rischi;
2) la definizione dei propri obiettivi di vita e dei loro tempi di realizzazione deve essere antecedente a qualunque scelta di investimento.
Infatti, se il denaro è a servizio delle proprie esigenze di vita, occorre mettere queste innanzi e ricordarsi che gli strumenti finanziari non solo altro che mezzi per il loro soddisfacimento e che il metodo con il quale si investe è più importante delle prospettive di breve termine. Infatti, come è noto, è sempre molto difficile fare previsioni, soprattutto sul futuro!

Consulente Finanziario a Napoli. Ti aiuto a fare le scelte finanziarie più efficaci in base ai tuoi progetti di vita.