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A poco più di un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina, avvenuto alla fine di febbraio dello scorso anno, può essere utile analizzare quello che è successo ai mercati finanziari per cercare di trarre insegnamenti dal passato ed orientare consapevolmente le scelte future.

Sebbene oggi ad alcuni possano sembrare in qualche modo prevedibili gli accadimenti dell’ultimo anno, in realtà la quasi totalità degli operatori economici non aveva alcuna possibilità di conoscere in maniera attendibile se e quando sarebbe scoppiato il conflitto e le sue conseguenze economiche. Le guerre vengono generalmente considerate dagli economisti degli shock esogeni, ovvero eventi inaspettati e non prevedibili, esterni al sistema economico, che ne influenzano in modo rilevante l’andamento. Negli ultimi anni abbiamo sperimentato un altro evento che può essere considerato un esempio di shock esogeno per l’economia mondiale: la pandemia da Covid.

Non potendo prevedere il futuro, ipotizziamo che un investitore il 25 febbraio 2022, il giorno dopo lo scoppio della guerra in Ucraina, si sia fermato a riflettere su come gestire al meglio i propri investimenti e che, essendo venerdì, si sia concesso l’intero fine settimana, in cui i mercati finanziari sono chiusi, per riflettere sul da farsi, valutare i primi accadimenti bellici e le conseguenti reazioni politiche. Supponiamo che, convintosi della delicatezza della situazione, lunedì 28 febbraio abbia deciso di liquidare tutta la quota di azioni europee in portafoglio, considerando che l’Europa sarebbe stata l’area economica maggiormente impattata dalla guerra. Infine, ipotizziamo che lo stesso investitore abbia deciso di mantenere comunque una quota moderata di azioni USA e che per proteggere al massimo i propri risparmi abbia utilizzato i soldi rivenienti dalla vendita delle azioni europee per acquistare un mix di titoli dei principali stati europei o magari della sola Germania, considerandolo lo stato sviluppato con i bilanci più solidi al mondo. Un anno dopo, con la guerra ancora in corso, queste scelte apparentemente ragionevoli, sono risultate quelle corrette?

Il grafico sotto mostra quello che è realmente accaduto da allora a ieri alle borse europee (in giallo), a quella statunitense (in grigio), ai titoli di stato europei (in blu) ed a quelli tedeschi (in rosso). Come si può osservare, sebbene dopo la prima settimana la scelta effettuata possa essere apparsa corretta (le borse europee hanno perso circa il 10% nella settimana successiva), un anno dopo le cose sono molto diverse. Le borse europee sono circa il 10% sopra i livelli del 28 febbraio 2022, quella statunitense è scesa di circa il –5% (senza considerare l’effetto cambio), mentre i titoli di stato hanno visto crollare le loro quotazioni con risultati del -16% per i titoli di stato europei ed addirittura del -21% per quelli tedeschi.

Il motivo per cui i titoli di stato hanno perso tanto è noto a molti: il più forte e repentino rialzo dell’inflazione degli ultimi 50 ann, ha fatto rapidamente salire i rendimenti dei titoli obbligazionari, a livelli tali da non consentire alle cedole di compensare la perdita di valore degli stessi, con i risultati disastrosi sperimentati dagli investitori con portafogli più prudenti.

Ecco allora 3 lezioni di base che possiamo trarre per il futuro:

  • l’andamento dei mercati è spesso imprevedibile ed anche le scelte apparentemente di buon senso e adeguate al contesto possono rivelarsi errate qualche mese dopo;
  • muoversi frettolosamente e sulla base delle comprensibili ansie del momento può rappresentare un grave errore;
  • mantenere un portafoglio diversificato è sempre una scelta preminente nel medio-lungo periodo (e spesso anche nel breve);

Lo stesso grafico, sull’orizzonte degli ultimi 10 anni, offre una descrizione di quanto accaduto in passato del tutto diversa, mostrando come è la borsa statunitense, pur con le forti correzioni dovute al Covid e ai recenti ribassi, ad aver dato agli investitori le maggiori soddisfazioni … ma non è certo che sarà così anche in futuro!

Un’ultima osservazione: quale sarebbe stato il momento migliore per rientrare sul mercato azionario europeo per chi ne fosse uscito all’inizio della guerra? Come si può osservare dal primo grafico, l’inizio di ottobre 2022. Ovvero quando: l’inflazione continuava a crescere e sembrava ormai fuori controllo, le previsioni economiche stimavano una recessione o almeno un fortissimo rallentamento economico in Europa per il 2023, le prospettive belliche erano quelle di un conflitto Russo-Ucraino che si sarebbe fatto più intenso e cruento, le forniture energetiche europee avrebbero potuto essere insufficienti a superare l’inverno. Di tutto ciò se ne ricorderanno gli investitori nei prossimi anni?