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Qualche giorno fa, Stati Uniti ed Ucraina hanno finalmente siglato l’accordo sulle terre rare che tanto aveva fatto discutere nelle scorse settimane. Gli Stati Uniti erano interessati a sfruttare al meglio le risorse ucraine facendo leva sul ricatto di interrompere gli aiuti militari mentre l’Ucraina a non svendere il potenziale economico collegato a queste importanti risorse naturali. Se sarà un accordo proficuo per entrambe le parti lo scopriremo nei prossimi anni. Cosa sono in realtà le terre rare? Sono davvero così rare come si pensa? Perché sono al centro degli interessi politici ed economici degli ultimi anni? È possibile sfruttare tali interessi per investire in questo settore?

 

 

Cosa sono le terre rare

Le terre rare, conosciute anche con l’acronico REE (Rare Earth Elements) comprendono 17 elementi chimici della tavola periodica, come scandio, ittrio, neodimio, disprosio e lantanio. A questi elementi spesso vengono accostati altri minerali critici come litio, cobalto, grafite e tungsteno.  In realtà, sebbene il loro nome suggerisca una scarsa disponibilità, si tratta di elementi chimici relativamente abbondanti nella crosta terrestre, ma difficili da identificare, estrarre e raffinare. La loro importanza strategica è cresciuta enormemente negli ultimi decenni, rendendole un punto focale della geopolitica e dell’economia globale.

 

 

Perché le terre rare sono così importanti

Le terre rare sono essenziali per economia attuale e lo saranno sempre più per quella futura poiché hanno proprietà magnetiche, conduttive e catalitiche uniche, che le rendono indispensabili per i prodotti tecnologici, per la produzione di energia rinnovabile e nei settori aerospaziale e militare. Più nel dettaglio le terre rare vengono utilizzate:

  1. nella produzione di apparecchiature tecnologiche e di elettronica, come smartphone, tablet, schermi led, computer, che contengono terre rare nei loro componenti;
  2. nel settore delle energie rinnovabili, poiché le turbine eoliche utilizzano magneti al neodimio per migliorare l’efficienza o le batterie dei veicoli elettrici contengono terre rare per aumentare la durata e la capacità di accumulo;
  3. nell’industria militare e aerospaziale per la produzione di satelliti, radar, missili e visori notturni;
  4. nella medicina e nell’industria farmaceutica, utilizzate in risonanze magnetiche, laser chirurgici e nella produzione di farmaci innovativi.

L’importanza per l’economia dei settori nei quali sono utilizzate le terre rare le ha portate al centro dell’attenzione. Il fatto che esse siano concentrate in pochi paesi, come la Cina, le ha messe al centro delle tensioni geopolitiche.

 

 

Il monopolio cinese e le sfide geopolitiche

Circa un terzo delle riserve globali di terre rare è stimato essere in Cina, seguita a forte distanza da Brasile, Vietnam, Russia, Australia.  Ma la Cina controlla circa il 60-70% dell’attuale produzione globale di terre rare, rendendo molti paesi dipendenti dalle sue esportazioni. Questo dominio ha portato a tensioni geopolitiche, con Stati Uniti ed Europa che cercano di diversificare le fonti di approvvigionamento attraverso investimenti nella ricerca di nuovi siti di estrazione ed in tecnologie che permettano di recuperare le terre rare dal riciclo dei dispositivi elettronici dismessi. La recente minaccia di Pechino di sospendere le esportazioni delle terre rare e minerali essenziali come ritorsione alla politica dei dazi di Trump, mette a rischio decine di produzioni tecnologiche, a partire dai motori elettrici delle auto per finire a droni e robot.

 

 

Come investire in terre rare

Investire in terre rare può essere una strategia interessante, soprattutto considerando la crescente domanda di questi materiali per tecnologie avanzate, energie rinnovabili e dispositivi elettronici. Tuttavia, è importante valutare con attenzione i rischi e scegliere gli strumenti giusti. Ecco alcune opzioni:

  • ETF che investono in un’ampia gamma di metalli con un focus sulle terre rare;
  • ETF che investono in aziende collegate all’estrazione di terre rare;
  • Investire direttamente in aziende che si occupano di estrazione e lavorazione di terre rare

La convenienza ad effettuare questa tipologia di investimento è da dimostrare. La domanda di terre rare crescerà certamente nei prossimi anni, ma non è facile individuare sul mercato strumenti che replicano in maniera precisa l’andamento delle quotazioni. Occorre anche sottolineare che si tratta di strumenti con livello di rischio molto alto che vanno acquistati solo da coloro che sono disposti a tollerare anche eventuali ingenti perdite sul capitale investito. Ne è un esempio l’ETF che replica l’andamento dei titoli azionari di società quotate che generano almeno il 50% dei propri ricavi da metalli strategici e terre rare. In questo caso la performance a 5 anni è estremamente negativa, come è possibile osservare dal grafico sotto. La finanza, dunque, non sempre corre di pari passo con l’economia globale.

 

Conclusioni 

Le terre rare sono il motore dell’innovazione tecnologica e della transizione energetica. La loro gestione e distribuzione influenzano l’economia globale e la geopolitica, rendendole una risorsa strategica per il futuro. Potrebbero essere un’opzione di investimento per coloro che hanno un’elevata propensione al rischio ed un portafoglio sufficientemente grande e diversificato, ma certamente saranno al centro della scena economica e politica dei prossimi anni.