Luglio è un mese non particolarmente gradito dai contribuenti italiani, soprattutto imprenditori e lavoratori autonomi che in questo mese liquidano le imposte sui redditi. In Italia la pressione fiscale è vicina al 43% ed è fra le più elevate in Europa, anche se non la più alta (siamo al sesto posto secondo le analisi più recenti). Ma è davvero così e per tutti? Se si analizzano i dati delle ultime dichiarazioni Irpef disponibili, emerge che gli Italiani che dichiarano redditi elevati sono davvero pochi. Quanti? Molti meno di quelli che istintivamente si sarebbe portati a credere se banalmente si osserva il numero di Suv di alta gamma che circolano o la quantità di clienti che affollano i ristoranti. Vediamo nel dettaglio i numeri dell’Irpef degli italiani.
L’IRPEF (l’imposta sul reddito delle persone fisiche) è la principale imposta che colpisce il reddito delle persone fisiche: ha aliquote progressive in quanto colpisce il reddito in percentuale crescente a quanto dichiarato: si parte dal 23% per arrivare al 43%, a cui occorre aggiungere le addizionali regionali e comunali. Dall’analisi delle dichiarazioni Iperf del 2023, emerge che:
- il numero di contribuenti è pari a 42 milioni circa,
- il reddito complessivo dichiarato ammonta ad oltre 970,2 miliardi di euro per un valore medio di 23.650 euro (circa 1.500 euro netti mensili).
Fin qui nulla di anomalo, ma è dall’analisi del numero di contribuenti per scaglioni di reddito che si assiste a qualcosa di apparentemente sorprendente:
- il numero di contribuenti che dichiara più di 50.000 euro lordi (poco meno di 3.000 euro netti mensili) è pari a soli 2.773.970 italiani;
- il numero di chi dichiara oltre 100.000 euro lordi (circa 5.000 euro netti mensili) scende ad appena 653.759;
- sono solo 57.620 i contribuenti super ricchi con oltre 300.000 lordi.
Il grafico in basso illustra il numero di contribuenti per fasce di reddito.
Dai dati forniti dal Ministero dell’Economia e Finanza, su circa 59 milioni di italiani quelli che hanno dichiarato meno di 10.000 euro lordi sono 11.776.557, mentre quelli che hanno dichiarato più di 100.000 euro sono circa l’1% della popolazione. Si tratta di valori che non sembrano compatibili con i consumi degli italiani. Secondo l’ufficio studi di Confcommercio, la spesa pro-capite degli italiani nel 2023 è stata pari a quasi 21.000 euro annui. Pur considerando che alcuni redditi, come quelli derivanti dagli strumenti finanziari che sono sottoposti a tassazione sostitutiva, non rientrano nell’Irpef, i valori appaiono incompatibili. Tanto più se si pensa che una parte del reddito prodotto (solitamente fra il 5% ed il 15%) viene risparmiata e che i redditi d’impresa e di lavoro autonomo forniti non risultano ancora decurtati dei contributi previdenziali obbligatori (per un importo medio di quasi 10.000 euro annui).
Secondo molti il motivo principale di queste anomalie ha un nome ben preciso: evasione fiscale. Un fenomeno che secondo alcuni è l’unica scappatoia per rendere competitiva l’offerta commerciale di molti operatori economici, ma che finisce anche per ridurre i servizi che lo Stato può erogare ai cittadini, concentrare ulteriormente il carico fiscale solo sui contribuenti più onesti e creare inaccettabili vantaggi economici per coloro che evadono rispetto a chi non lo fa.

Consulente Finanziario a Napoli. Ti aiuto a fare le scelte finanziarie più efficaci in base ai tuoi progetti di vita.