Cosa c’è di meglio di un rendimento alto? Le obbligazioni high yield, ovvero ad alto rendimento, sono proprio questo: titoli obbligazionari che offrono una remunerazione elevata. Ma quali sono le opportunità ed i rischi che accompagnano la scelta di investire in questa tipologia di titoli? Negli ultimi anni si è assistito ad una generalizzata riduzione dei livelli di rendimento dei titoli di Stato dei paesi sviluppati e, sebbene negli ultimi mesi questa tendenza si sia invertita per effetto delle prospettive di ripresa dell’economia mondiale, i rendimenti restano su livelli storicamente molto bassi ed in alcuni casi negativi anche su scadenze a lungo termine. Oggi un titolo di Stato italiano a 10 anni offre un rendimento di circa lo 0,80%, uno statunitense dell’1,60%, uno tedesco del – 0,25%! Tale situazione ha spinto molti investitori a ricercare fonti di rendimento alternative: da un lato attraverso l’investimento sul mercato azionario, dall’altro acquistando obbligazioni di società private che, esponendo a maggiori rischi di insolvenza, offrono agli investitori rendimenti aggiuntivi rispetto a quelli più contenuti degli emittenti statali più solidi. Rischio o opportunità?
Innanzitutto, è bene ricordare che tutte le volte che si sottoscrive un’obbligazione, sia essa un titolo di Stato o un’obbligazione di società privata, di fatto si presta del danaro ad un soggetto terzo del quale si diventa creditore. Ciò espone il sottoscrittore ad un rischio di insolvenza, ovvero alla possibilità che il debitore non sia in grado di rispettare quanto stabilito contrattualmente con i propri creditori relativamente al pagamento degli interessi e/o del capitale alle scadenze concordate. Tale rischio è tanto maggiore quanto più basso è il livello del cosiddetto merito creditizio dell’emittente, cioè la sua capacità di far fronte regolarmente agli impegni presi. Come è ovvio attendersi, a fronte di un livello di rischiosità maggiore, e dunque a fronte di una minore solidità dell’emittente dell’obbligazione, maggiore sarà il suo livello di rendimento. Infatti, l’investitore che presta del danaro ad un soggetto economicamente più “fragile” pretende un rendimento aggiuntivo in grado di remunerare tale rischio.
Per le obbligazioni high yield (ovvero ad alto rendimento) si intendono quelle obbligazioni che offrono rendimenti consistentemente più elevati dei titoli di emittenti considerati maggiormente solidi, ovviamente a fronte di rischi più elevati. Per convenzione vengono considerati investimenti high yield tutti quelli in obbligazioni con un rating pari o inferiori a BB. Lo spread, ovvero il rendimento aggiuntivo offerto dalle obbligazioni high yield, oscilla nel tempo in maniera sensibile. Esso tende a salire, anche molto rapidamente, tutte le volte che il quadro macroeconomico peggiora in quanto in condizioni economiche avverse cresce la probabilità che le aziende meno solide possano fallire. Al contrario, quando le prospettive economiche migliorano, diminuisce la probabilità che le aziende falliscano non riuscendo a far fronte agli impegni contrattuali presi.
Il consistente miglioramento delle prospettive economiche mondiali sta rapidamente riducendo il premio aggiuntivo offerto dalle obbligazioni high yield: come si può notare dal grafico sopra, poco più di un anno fa esse offrivano rendimenti di circa il 9% superiori a quelli dei titoli di stato, mentre oggi tale rendimento aggiuntivo si è ridotto a circa il 3%. Tuttavia, la “fame di rendimento” degli investitori sta mantenendo ancora alta la domanda di questa tipologia di titoli. Molti analisti ritengono che le obbligazioni ad alto rendimento possano rappresentare ancora una buona opportunità di investimento perché con la ripresa progressiva dell’attività economica potremmo assistere ad un’ulteriore riduzione dei tassi di fallimento aziendali, con possibile riduzione degli spread. Inoltre, i titoli high yield soffrono in misura minore le fasi di rialzo dei tassi di interessi quando esse sono collegate ad un miglioramento delle prospettive economiche.
È tutto oro ciò che luccica? Ovviamente no. Questa tipologia di strumenti finanziari espone gli investitori a livelli di rischio potenziali elevati. Come è possibile notare nell’istogramma sopra, il livello di rendimento è assai variabile nel tempo e tende ad assomigliare più a quello tipico di un investimento azionario che a quello di un titolo di Stato. Dunque, soprattutto gli investitori con un profilo di rischio moderato, dovrebbero limitare la percentuale di tali titoli in portafoglio. Inoltre, in questi casi la regola della diversificazione è quanto mai essenziale: al crescere della probabilità di fallimento, cresce la necessità di diversificazione. Quindi, è opportuno evitare di superare l’1%-2% del portafoglio complessivo per ciascun emittente, in modo da diluire al massimo gli effetti negativi dell’eventuale fallimento di una singola azienda. Un fondo comune d’investimento potrebbe essere la soluzione ideale per investire in questa tipologia di titoli, garantendosi diversificazione elevata ed approccio professionale nella selezione delle aziende emittenti. È comunque consigliabile confrontarsi con il proprio consulente per valutare con attenzione l’opportunità di inserire queste obbligazioni in portafoglio e soprattutto la percentuale ritenuta più idonea in base alle condizioni di mercato, al proprio profilo di rischio e alla tipologia delle altre attività finanziarie detenute. Come sempre le opportunità vanno bilanciate con i rischi: le prime vanno colte prima che sia troppo tardi ed i secondi riconosciuti prima che diventino inevitabili.

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