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Nelle ultime settimane, i forti rialzi delle quotazioni di molte materie prime ed il loro impatto sui prezzi di numerosi beni e servizi che utilizziamo quotidianamente, hanno riportato l’attenzione sulle materie prime come strumento di investimento. Conviene davvero investire in materie prime? In che misura e con quali strumenti?

 

Cosa sono le materie prime e quali le principali categorie?

Le materie prime, in inglese commodities, sono materie grezze ottenute dallo sfruttamento delle risorse naturali (tramite l’attività estrattiva o quella agricola) e destinate per lo più a successive lavorazioni per la produzione di beni e servizi.

Ai nostri fini possiamo raggruppare le materie prime in quattro grandi categorie:

  • i metalli preziosi (ad esempio l’oro, l’argento, il platino ed il palladio);
  • le materie prime energetiche (ad esempio il petrolio, il carbone e il gas combustibile)
  • le materie prime industriali (ad esempio il rame, l’alluminio, il piombo, il nichel e lo zinco)
  • le materie prime agricole (ad esempio il legno, il grano, lo zucchero, il cotone, il caffè, gli oli).

Le materie prime rientranti nelle prime tre categorie sono dette hard commodities, quelle rientranti nell’ultima sono dette soft commodities.

 

Quali sono i vantaggi e gli svantaggi di investire in materie prime?

Le materie prime obbediscono, come tutti gli altri beni e strumenti finanziari, alla legge della domanda e dell’offerta. Esse subiscono variazioni dei prezzi che sono dettate in generale dalla fase del ciclo economico nella quale ci si trova e più specificamente dalla situazione della produzione e della domanda della singola materia prima.

Le materie prime offrono opportunità d’investimento interessanti in quanto:

  • consentono di sfruttare la crescita economica globale poiché sono correlate al ciclo economico tendendo a rivalutarsi nelle fasi di forte crescita dell’economia quando la loro domanda cresce;
  • offrono protezione dall’inflazione poiché, essendo utilizzate per la produzione di beni di consumo, la loro quotazione è solitamente correlata in modo positivo alla crescita dei prezzi;
  • aiutano la diversificazione di portafoglio poiché il loro andamento è talvolta scollegato da quello delle attività finanziarie “tradizionali”, quali i titoli di stato, le obbligazioni e le azioni.

Per contro, gli investimenti in materie prime sono caratterizzati da importanti rischi che gli investitori non dovrebbero trascurare ed in particolare:

  • espongono a forti oscillazioni di valore ed in alcuni casi a prolungati periodi di flessione dei prezzi, talvolta di alcuni anni;
  • gli strumenti finanziari attraverso i quali investire in materie prime sono spesso molto complessi e caratterizzati da un basso livello di liquidità (ovvero in situazioni estreme di mercato può essere difficile vendere le proprie attività ed a prezzi ragionevoli).

 

È il momento opportuno per investire in materie prime? E quale parte del portafoglio dedicarvi?

Le materie prime subiscono variazioni dei prezzi che sono influenzate da molteplici fattori. Solitamente la fase del ciclo economico caratterizzata da un surriscaldamento dell’economia, ovvero nella quale coesistono forte crescita ed elevata inflazione, è quella più favorevole alle materie prime (con un distinguo per l’oro che per la sua caratteristica peculiare di bene rifugio tende ad essere condizionato anche da altri fattori specifici). In sostanza, nelle fasi di forte richiesta di beni e servizi da parte di imprese e consumatori, la domanda di materie prime tende a salire rapidamente a fronte di un’offerta che non riesce a soddisfarla pienamente, con il conseguente aumento dei prezzi.

L’attuale fase di forte crescita dei prezzi delle materie prime (si veda il grafico sotto) è sostenuta dalla ripresa economica, dalla particolare situazione che si è creata con il Covid che ha costretto ad interrompere bruscamente le attività produttive ed anche dalla speculazione, in cerca di opportunità di guadagno in un mondo a tassi zero. La maggior parte degli operatori ritiene che questa tendenza potrebbe essere destinata a perdurare nei prossimi mesi, sebbene con minore intensità. Occorre però ricordare che, se l’economia mondiale dovesse crescere meno del previsto, la tendenza al rialzo potrebbe interrompersi. Inoltre, il recente rallentamento economico cinese potrebbe rappresentare un fattore fortemente condizionante per le quotazioni, in quanto proprio la Cina è il maggior acquirente di metalli industriali e tra i maggiori consumatori di materie prime al mondo.

Per quanto riguarda la proporzione del proprio portafoglio di investimento da dedicare a questa tipologia di strumenti, è opportuno ricordare che essi sono caratterizzati da un’elevata rischiosità e pertanto non si addicono ai risparmiatori con una propensione al rischio moderata. Per quelli maggiormente propensi a tollerare forti oscillazioni dei prezzi, solitamente si consiglia di destinare un 5/10% del proprio portafoglio a questa categoria di impieghi. Tale percentuale va “tarata” in base alle prospettive di mercato e suddivisa fra l’oro (che ha delle sue caratteristiche peculiari) e le altre materie prime. Ovviamente, il confronto con il proprio consulente è assolutamente opportuno prima di effettuare le scelte di investimento, soprattutto su questa tipologia di attività che è particolarmente ricca di insidie, senza mai dimenticare che la stella polare della diversificazione deve sempre orientare il viaggio nel complesso e talvolta burrascoso universo finanziario.