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In questi giorni, gli studenti stanno ricevendo le pagelle scolastiche con i voti di fine anno che “certificano” la qualità dei loro apprendimenti. Anche in finanza esiste qualcosa di simile, una sorta di pagella per i singoli titoli che attribuisce loro un voto. Vediamo brevemente come funzionano queste speciali pagelle.

Una delle grandi categorie di strumenti finanziari nelle quali i risparmiatori possono investire sono le obbligazioni. Le obbligazioni rappresentano prestiti a fronte dei quali si riceve un compenso periodico alle scadenze concordate ed il diritto alla restituzione del capitale al termine del periodo prestabilito. Le obbligazioni si possono distinguere a seconda della tipologia dell’emittente (ovvero del debitore) in titoli di Stato (quando il debitore è appunto uno Stato), corporate bond (quando il debitore è un emittente privato) e altri titoli (ad esempio quelli di emittenti sovranazionali). Poiché negli ultimi anni si è assistito ad un generale abbassamento del rendimento medio dei titoli obbligazionari, molti investitori hanno ridotto la quota del portafoglio investita nei titoli di Stato emessi dai Paesi più solidi ed incrementato quella in obbligazioni di emittenti privati (ovvero in obbligazioni corporate) o di stati che offrono rendimenti più elevati. Poiché sul mercato finanziario, come si suol dire, non esistono pasti gratis, è ovvio che a maggiori rendimenti corrispondono sempre rischi più elevati. Nel caso delle obbligazioni, a fronte di rendimenti più elevati corrispondono solitamente più elevati rischi di insolvenza, ovvero la possibilità che il debitore non sia in grado di rispettare i suoi impegni a pagare gli interessi e rimborsare il capitale prestato alle scadenze prestabilite. Pertanto, è opportuno, prima di farsi allettare da rendimenti più elevati, effettuare un’attenta valutazione del grado di solidità dell’emittente dell’obbligazione che si va ad acquistare. Tutto ciò è molto complesso per un risparmiatore con comuni competenze finanziarie e pertanto occorre affidarsi alle valutazioni di altri. Esistono società specializzate che effettuano valutazioni approfondite della solidità finanziaria di emittenti pubblici e privati ed esprimono un giudizio sotto forma di rating, ovvero un punteggio che per convenzione è espresso in lettere, così come accade per le pagelle degli studenti americani, visto che la nazionalità della tre grandi agenzie di rating è statunitense. Ma vediamo meglio nel dettaglio come funziona il meccanismo.

Il rating è un giudizio espresso in lettere su una scala predefinita che esprime l’affidabilità creditizia dell’emittente. Alla lettera A corrisponde un livello di solidità maggiore e dunque un grado più elevato affidabilità. Alla lettera B corrisponde un grado di solidità ed affidabilità inferiore, che continua a ridursi fino alla lettera D. Per ottenere il rating, una società o uno Stato devono fare esplicita richiesta ad un’agenzia che, una volta ottenuto l’incarico, effettua un’analisi approfondita dei bilanci, studia i fondamentali economici e finanziari, incontra i manager delle società per raccogliere ulteriori informazioni. Sono tre le grandi società di rating internazionali: Standard & Poor, Moody’s e Fitch. La tabella che segue sintetizza e confronta le scale di giudizio delle differenti agenzie di rating.

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Al diminuire del rating cresce la dipendenza del debitore dal contesto economico-finanziario. I titoli più solidi tendono ad avere la capacità di rimborsare regolarmente i propri debiti anche in contesti economici sfavorevoli, mentre quelli meno solidi ne sono maggiormente condizionati ed in caso di andamento economico sfavorevole hanno maggiori probabilità di diventare insolventi. Per semplicità, si è soliti distinguere due grandi aggregati di titoli in base al rating: quelli investiment grade (che vanno da AAA a BB-) e quelli non investiment-grade, detti anche high yield (che vanno da BB+ o inferiore). La seconda categoria è costituta da titoli con alto rendimento ad alto rischio, più idonei alla speculazione che all’investimento e che dovrebbero essere assenti dai portafogli degli investitori poco propensi alle perdite. L’Italia attualmente si colloca all’ultimo gradino dell’investiment grade avendo oggi rating BBB-.

Sebbene siano diffuse le critiche al sistema del rating e alla sua capacità di prevedere il fallimento degli emittenti (esistono casi di aziende che avevano rating molto elevati che sono fallite nel giro di pochi mesi), esso resta una prima metodologia di valutazione della qualità dei debitori, ancora imprescindibile per gli investitori. D’altronde, le statistiche dimostrano una forte correlazione tra rating e probabilità di fallimento nel medio periodo. In ogni caso la diversificazione del portafoglio è l’unica arma veramente valida a disposizione degli investitori per difendersi dagli imprevisti di mercato e pertanto resta sempre vero il detto delle nostre nonne che ci invitava a “non mettere tutte le uova nello stesso paniere.”