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“Imporremo il 50% di dazi sull’acciaio importato raddoppiando le tariffe attuali”, ha annunciato Donald Trump parlando nella fabbrica di Pittsburgh della US Steel, la seconda acciaieria del paese. Un annuncio che suona come una sfida ai giudici che hanno dichiarato le nuove tariffe illegali. Nei giorni scorsi, una Corte federale ha bloccato temporaneamente i dazi USA, seguita dalla decisione di mantenerli temporaneamente in vigore a seguito dell’accoglimento da parte della Corte di Appello della richiesta della Casa Bianca di rivedere la decisione. Perché i dazi sono stati sospesi? Quali sono le motivazioni reali alla base del deficit commerciale degli Stati Uniti che ha causato la guerra dei dazi? Sono davvero l’unico e migliore strumento per difendere gli interessi americani? Vediamo in sintesi le risposte a questi interrogativi.

 

 

La battaglia legale sui dazi

Il presidente americano ha così tanti poteri da decidere da solo la politica commerciale degli Stati Uniti? Pur trattandosi di una democrazia presidenziale, molti sono rimasti meravigliati da tanto potere. Nei giorni scorsi, anche una Corte federale Usa ha ritenuto che questa considerazione potrebbe essere fondata ed ha temporaneamente bloccato i dazi di Donald Trump, definendoli illegali. La corte ha stabilito che il presidente non ha l’autorità di imporre tariffe globali. La sentenza è stata emessa da una giuria di tre giudici del tribunale del commercio internazionale con sede a New York e arriva dopo diverse cause secondo cui Trump, nell’imporre largamente dazi, ha oltrepassato la sua autorità. Le tariffe commerciali con l’estero in genere devono essere approvate dal Congresso, ma il presidente sostiene di avere il potere di agire utilizzando in modo senza precedenti una legge per le emergenze nazionali degli anni ’70 che conferisce poteri straordinari al presidente. La Corte del commercio ha giudicato la mossa di Trump un abuso di potere che esautora l’autorità del Congresso sulla politica commerciale: dunque, quei dazi sono illegali. L’amministrazione Trump ha risposto accusando i magistrati di interferire con le prerogative del presidente. Una Corte d’appello ha accolto la richiesta della Casa Bianca di congelare la sentenza del tribunale federale del commercio. I giudici d’appello per decidere sul merito hanno dato all’amministrazione tempo fino al 5 giugno per presentare le sue argomentazioni.12 stati ed un gruppo di piccole aziende protagonisti del ricorso contro i dazi avranno poi tempo fino al 9 giugno per controbattere. Scopriremo a breve le decisioni dei giudici e se la questione arriverà fino alla Corte Suprema.

 

 

Lo scopo dei dazi Usa

dazi, conosciuti anche come tariffe doganali, sono imposte applicate sui beni importati da altri paesi con la principale finalità di difendere le imprese interne dalla concorrenza internazionale. Nelle intenzioni di chi li applica, i dazi servono a rendere meno competitive le merci importate dall’estero, poiché l’aggiunta di un’imposta innalza artificiosamente il loro prezzo finale. In realtà, i dazi possono avere effetti molto negativi sulla crescita economica degli stessi paesi che li applicano e la gran parte degli economisti ritiene che il libero scambio internazionale sia la condizione più favorevole per la crescita economica. Infatti, i dazi sono imposte che alzano artificiosamente i prezzi dei beni importati: ad esempio, qualora gli Stati Uniti applicassero dazi sui beni delle aziende estere esportatrici, questi aumenterebbero di prezzo e di conseguenza diverrebbero meno appetibili per i loro acquirenti. Di fatto, i cittadini americani si troverebbero a pagare prezzi più alti per beni importati dall’estero. A prezzi più alti corrisponde una minore domanda di beni ed una possibile contrazione della produzione. Inoltre, l’applicazione di tariffe doganali anche a materie prime e semilavorati importati (si pensi all’acciaio e all’alluminio) innanza i costi di produzione di tutti i beni che li utilizzano, contribuendo ad incrementare i prezzi dei beni finiti. Inoltre, un’eventuale risposta dei paesi esteri con l’imposizione di contro dazi contrarrebbe le vendite all’estero, riducendo le esportazioni e quindi la produzione. In sostanza, l’imposizione di dazi rappresenta uno shock di offerta negativo, con implicazioni rilevanti sull’inflazione e sulla crescita economica.

 

 

Strategie alternative per ridurre i deficit commerciali

Il deficit commerciale degli Stati Uniti è stato a lungo una fonte di dibattito politico, ma è venuto alla ribalta negli ultimi mesi. Donald Trump, con il suo secondo mandato, ha fatto della riduzione del deficit commerciale un obiettivo chiave delle sue politiche imponendo dazi considerati spropositati ed irragionevoli dalla quasi totalità degli esperti. I dazi sono davvero l’unico ed il più efficace strumento per ridurre il deficit commerciale Usa? Gli Stati Uniti hanno importato più merci di quelle che hanno esportato dai primi anni ’90, con un deficit commerciale persistente. Sebbene ci siano teorie differenti, secondo la maggior parte degli economisti la principale causa del deficit commerciale degli Stati Uniti è che il paese spende più di quanto produce, portando a una maggiore domanda di beni e servizi esteri.

 Il grafico sotto evidenzia la forte correlazione fra aumento dei deficit pubblici statunitensi e il saldo delle partite correnti.

Molti economisti ritengono che ridurre la spesa pubblica, piuttosto che aumentare bruscamente le tariffe, avrebbe un impatto maggiore sul deficit commerciale. Una riduzione della spesa negli Stati Uniti, con un’economia in buona salute (PIL +2,8% nel 2024 e disoccupazione al 4,1%), permetterebbe di diminuire il deficit commerciale e mantenere la capacità di intervento pubblico in caso di rallentamento economico. Perché non si valuta di procedere in questa direzione? Come è facile comprendere, è più facile ottenere consenso promettendo di proteggere l’industria nazionale con i dazi piuttosto che ridurre la spesa pubblica, nonostante gli effetti negativi sui cittadini. Si può sempre dare la colpa del peggioramento al contesto economico globale o al cattivo di turno, come il leader di uno stato estero o il governatore della Banca centrale.

 

 

Conclusioni

Il tema dei dazi e della guerra commerciale ad essa collegata potrebbe avere un impatto economico molto negativo sulla crescita economica e minare la prosperità collettiva. A ricordarci i rischi di questa situazione è anche il governatore della Banca d’Italia Fabio Panetta che nelle sue considerazioni finali ha sottolineato come “L’imposizione delle barriere doganali potrebbe sottrarre quasi un punto percentuale alla crescita mondiale nell’arco di un biennio. Negli Stati Uniti l’effetto stimato è circa il doppio. I dazi potrebbero anche portare ad un aumento delle pressioni inflazionistiche. Le politiche protezionistiche stanno spingendo l’economia mondiale su una traiettoria pericolosa”. Speriamo che a prevalere sia il buon senso e che le scelte economiche equilibrate prevalgano su ammalianti, ma dannosi slogan politici.