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Questa settimana l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE), ha aggiornato il proprio report sulle prospettive dell’economia globale. Il sottotitolo del rapporto “Trovare il giusto equilibrio in tempi incerti” ci ricorda che lo scenario di crescita mondiale potrebbe essere messo in pericolo dal sovvertimento degli equilibri che hanno dominato l’economia globale negli ultimi decenni. Ecco in dettaglio le previsioni per quest’anno ed per il prossimo relativamente a crescita, inflazione ed alle sfide che attendono i governanti nei prossimi mesi.

 

 

Andamento della Crescita Economica Globale

Secondo l’OCSE, la crescita del PIL mondiale ha mostrato una resilienza maggiore rispetto alle aspettative della fine del primo semestre 2025, trainata soprattutto dalle economie emergenti. Tuttavia, le proiezioni indicano un graduale rallentamento dei livelli di crescita misurati dalle variazioni del PIL: dal 3,3% del 2024, si prevede che il ritmo scenderà al 3,2% nel 2025 e al 2,9% nel 2026. Questo calo è attribuibile in gran parte all’inasprimento delle tariffe commerciali e alla persistente incertezza politica, fattori che scoraggiano gli investimenti e contraggono gli scambi internazionali. La previsione di crescita mondiale per il 2025 è stata comunque aggiornata al rialzo rispetto alla precedente previsione che era pari al 2,9% per quest’anno.

 

Analisi delle principali aree geografiche e dell’Italia

Stati Uniti. Negli USA la crescita economica dovrebbe calare sensibilmente: dopo il 2,8% previsto per il 2024, il PIL è atteso all’1,8% nel 2025 e all’1,5% nel 2026. Questa decelerazione è dovuta prevalentemente ai dazi più elevati, alla riduzione dell’immigrazione netta ed alla diminuzione della forza lavoro nel settore pubblico federale. Secondo l’OCSE questi elementi limiteranno la capacità espansiva dell’economia, incidendo sia sulla domanda interna che sugli investimenti.

Cina. Anche la principale economia asiatica subirà un rallentamento della crescita, stimata al 4,9% nel 2025 e al 4,4% nel 2026. Le cause principali sono rappresentate dai dazi imposti dagli USA, dalla riduzione degli incentivi fiscali e dall’esaurirsi degli effetti positivi degli scambi commerciali anticipati per l’aumento delle tariffe doganali statunitensi.

Area Euro. Per l’area della moneta unica europea, la crescita del PIL è prevista all’1,2% nel 2025 e all’1,0-1,1% nel 2026. Si tratta di un rallentamento moderato, sebbene i livelli di crescita restino bassi rispetto alle altre aree geografiche mondiali. Da un lato l’aumento dei dazi e dell’incertezza geopolitica freneranno l’espansione economica, dall’altro lato la crescita sarà sostenuta da maggiori investimenti pubblici e da condizioni di credito più favorevoli.

Italia. Il nostro paese sperimenterà un marginale rallentamento della crescita che dallo 0,7% del 2024 dovrebbe attestarsi allo 0,6% per il 2025 ed il 2026. Le politiche di bilancio accorte favoriscono la stabilità economica, ma l’Italia sembra incapace di invertire un trend di lungo periodo che da anni la vede crescere a tassi stabilmente bassi.

Il grafico in sotto illustra le proiezioni OCSE per le differenti aree geografiche e per i singoli paesi.

 

 

Inflazione e dinamiche dei prezzi

Si prevede che l’inflazione nelle economie del G20 diminuirà man mano che la crescita economica rallenterà ed i mercati del lavoro si riequilibreranno. L’inflazione generale dovrebbe passare dal 3,4% nel 2025 al 2,9% nel 2026. Tuttavia, l’OCSE avverte che le pressioni inflazionistiche non sono del tutto scomparse: l’inflazione di fondo nelle economie avanzate rimane pressoché stabile (dal 2,6% al 2,5%), mentre in alcune realtà si osserva una ripresa dei prezzi. L’impatto dei dazi resta molto incerto e rappresenta la maggiore incognita relativa alla futura evoluzione dei prezzi. Le imprese hanno inizialmente assorbito la parte principale dei maggiori costi, ma non è da escludere che nel futuro le tariffe doganali possano condizionare in maniera rilevante i prezzi finali ai consumatori.

Si veda il grafico sotto per un dettaglio sulle previsioni di evoluzione dei prezzi.

 

 

Impatti delle politiche commerciali e dei dazi

Secondo l’OCSE i pieni effetti degli aumenti tariffari devono ancora essere avvertiti: molte misure sono state introdotte con una relativa gradualità e le imprese inizialmente hanno assorbito parte dei costi. Tuttavia, gli effetti diventeranno sempre più evidenti nei comportamenti di spesa, nei mercati del lavoro e nei prezzi al consumo. Il fatto che i dazi statunitensi siano aumentati in modo significativo, raggiungendo livelli record dal 1933, difficilmente non avrà alcun effetto su crescita ed inflazione. Il grafico che segue aiuta a comprendere l’intensità e la rapidità con la quale è cresciuto il livello delle tariffe doganali.

  

 

Cosa possono fare i responsabili politici?

Come sono soliti fare, gli economisti dell’OCSE non si limitano a produrre previsioni sugli scenari futuri, ma forniscono anche delle raccomandazioni di politica economica. Secondo la loro opinione:

  • gli Stati dovrebbero promuovere politiche commerciali più trasparenti e prevedibili, favorendo la riduzione delle barriere doganali;
  • le banche centrali dovrebbero mantenere un atteggiamento vigile rispetto ai rischi per la stabilità dei prezzi, proseguendo con la riduzione dei tassi solo dove le aspettative di inflazione sono ben ancorate ai livelli di lungo periodo; nello stesso tempo va salvaguardata l’indipendenza delle banche centrali e la credibilità delle politiche monetarie;
  • gli Stati dovrebbero perseguire una maggiore disciplina fiscale, garantendo la sostenibilità del debito pubblico nel lungo termine conservando margini di manovra in caso di shock futuri;
  • i governi dovrebbero attuare riforme strutturali in particolare nel capo della concorrenza ed innovazione tecnologica, come l’intelligenza artificiale.

Purtroppo, le scelte di alcune delle principali economie mondiali ed in particolare degli Stati Uniti sembrano andare in molti casi nella direzione opposta rispetto a quella auspicata dagli esperti dell’OCSE.

 

Conclusioni

Il rapporto OCSE evidenzia un’economia mondiale ancora in salute, ma in progressivo rallentamento. Le incertezze ed i rischi per il prossimo futuro sembrano cresciuti rapidamente negli ultimi mesi. Un ulteriore incremento dei dazi, nuove pressioni inflazionistiche, timori relativi alla sostenibilità fiscale o una rivalutazione dei rischi sui mercati finanziari potrebbero compromettere la crescita.  Al contrario, meno restrizioni commerciali o una rapida adozione dell’IA potrebbero favorire lo sviluppo. Il futuro prossimo ci dirà se prevarranno i rischi o le opportunità.