Investire in titoli espressi in valute differenti dall’euro può essere una buona idea per incrementare la diversificazione del proprio portafoglio e le opportunità di guadagno, ma nasconde anche dei pericoli che è bene tenere in considerazione. Infatti, investendo in titoli espressi in dollari piuttosto che in sterline o franchi svizzeri, alle oscillazioni tipiche dei titoli in portafoglio si sommano quelle delle valute in cui essi sono espressi. Come è opportuno comportarsi?
Cos’è il tasso di cambio?
Prima di affrontare il tema della diversificazione valutaria dei propri investimenti, è utile chiarire cos’è il tasso di cambio. Quest’ultimo è il tasso al quale è possibile scambiare una moneta con un’altra, ovvero il prezzo di una moneta in termini di un’altra. Questo è espresso come rapporto fra il valore di due monete. Ad esempio, un cambio euro/dollaro statunitense pari a 1,15 vorrebbe dire che per ogni euro si ricevono 1,15 dollari. Dunque, se il tasso di cambio euro/dollaro passasse ad 1,20 vorrebbe dire che l’euro si sta apprezzando perché si ricevono più dollari per ogni euro, mentre se passasse ad 1,10 vorrebbe dire che si sta deprezzando perché si ricevono meno dollari per ogni euro.
I tassi di cambio sono influenzati da numerosi fattori di medio periodo, quali la politica monetaria delle banche centrali, il tasso di crescita dell’economia ed il livello delle esportazioni rispetto a quello delle importazioni, ma è sempre bene ricordare che essi oscillano quotidianamente ed in alcuni casi con movimenti rapidi ed imprevedibili. Il grafico che segue mostra proprio l’andamento del cambio dell’euro rispetto alle principali valute mondiali negli ultimi 15 anni: il dollaro statunitense (in giallo), la sterlina inglese (in grigio); il franco svizzero (in arancione) e lo yen giapponese (in azzurro). Dalla sua analisi, si può notare che nel periodo considerato l’euro si è apprezzato rispetto alla sterlina e consistentemente deprezzato rispetto al dollaro e soprattutto al franco svizzero. Ma è bene soprattutto notare che i trend di apprezzamento o deprezzamento di una valuta rispetto ad un’altra possono durare alcuni anni, intervallati da movimenti di più breve periodo di andamento inverso.
Perché è importante la diversificazione valutaria?
Diversificare il proprio portafoglio finanziario fra più valute aiuta ad evitare di essere troppo esposti alla valuta del proprio paese e a cogliere le opportunità di investimento internazionali. Ad esempio, acquistare titoli di stato o azioni statunitensi, piuttosto che giapponesi o britannici, consente di diversificare a livello globale il portafoglio, evitando di legare le sorti dei propri investimenti a quelli di un singolo paese o area valutaria. Infatti, investire in titoli denominati in euro è certamente preferibile rispetto a limitarsi ai soli titoli italiani, ma è ancora meglio farlo diversificando in titoli espressi in altre valute, poiché i paesi dell’area euro tendono ad avere andamenti economici sempre più correlati fra di loro. Inoltre, la semplice denominazione in valuta estera può aiutare a ridurre i rischi nel medio-lungo periodo. Alcune valute sono considerate una sorta di <<bene rifugio>> quando lo scenario globale tende a peggiorare, come succede spesso per il dollaro statunitense ed il franco svizzero che tendono a rivalutarsi quando crescono le incertezze economiche ed il bisogno di sicurezza degli investitori. Ecco perché solitamente è bene mantenere in portafoglio almeno una piccola quota di investimenti in dollari, in quanto si tratta della valuta della prima economia mondiale e quella nella quale sono realizzate il maggior numero di transazioni internazionali. Il grafico sotto illustra proprio l’andamento del tasso di cambio euro-dollaro negli ultimi 3 anni, dal quale ad esempio si evince la forte rivalutazione del dollaro nel corso del 2022, anno in cui l’incertezza economica è cresciuta a seguito dello scoppio della guerra, seguito da una recente rivalutazione dell’euro, passato da una quotazione di 0,96 circa fino ad una di circa 1,09.
Qual è l’impatto delle oscillazioni valutarie sui propri investimenti?
Se la diversificazione valutaria può avere un effetto di riduzione del rischio nel medio-lungo termine, essa può rivelarsi controproducente a breve termine. Infatti, le oscillazioni del tasso di cambio delle valute sono molto frequenti e talora consistenti: una variazione nell’ordine del 2-3% in una settimana, e talvolta quotidianamente, non è infrequente. Per questo motivo gli investitori con minore propensione al rischio e con orizzonti di breve termine dovrebbero limitare al minimo l’esposizione in valute estere, anche in quelle più solide. Cosa accadrebbe al loro patrimonio, anche investito in solidi titoli di stato, se essi subissero una svalutazione in valuta locale del 10 o 20% per effetto del cambio? Ecco perché si è soliti consigliare agli investitori prudenti ed con orizzonti brevi di limitare l’investimento in valute estere ad una componete fra 0 e 10% del patrimonio complessivo, mentre tale componente può e dovrebbe salire man mano che cresce l’orizzonte temporale e la propensione al rischio fino a percentuali che possono arrivare al 50% dell’intero portafoglio.
Come proteggersi dalle oscillazioni dei tassi di cambio?
I risparmiatori che volessero diversificare a livello internazionale limitando l’incertezza dovuta alla variazione dei tassi di cambio, hanno la possibilità di effettuare investimenti con la cosiddetta <<copertura valutaria>>. Attraverso appositi contratti è possibile “sterilizzare” le variazioni del cambio sui propri investimenti a fronte del sostenimento di un costo variabile nel tempo: a mero titolo di esempio, sostenendo un costo dell’1% potrei eliminare gli effetti delle oscillazioni del tasso di cambio euro/dollaro per cui, una volta acquistato un titolo di stato statunitense, non avrei motivo di preoccuparmi di eventuali svalutazioni del dollaro rispetto all’euro, essendo esse neutralizzate grazie al contratto stipulato (ovviamente rinunciando anche ai benefici di un’eventuale rivalutazione). Poiché questi contratti sono di fatto poco accessibili ai piccoli risparmiatori, gli intermediari finanziari e le società di gestione del risparmio mettono a disposizione dei loro clienti appositi fondi con copertura del rischio cambio (le cosiddette classi hedge). Si tratta di una scelta che può essere opportuna soprattutto per gli investimenti obbligazionari in valuta estera, quando sottoscritti da investitori con limitata propensione al rischio, mentre meno diffusa e consigliata è la copertura del rischio valutario nel caso di investimenti azionari, essendo questi già di per sé soggetti a consistenti oscillazioni e pertanto adeguati ad investitori più propensi al rischio.
Come di consueto, il consiglio è di farsi supportare sempre dal proprio consulente finanziario nella scelta di quanto esporsi alle valute estere, poiché il costo della copertura è assai variabile nel tempo e poiché è essenziale fare sempre una valutazione precisa di quanto esse impattano sulla volatilità complessiva della dell’intero portafoglio.

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