Parlare del proprio stipendio è spesso un tabù. Se si chiede ad un qualunque lavoratore di parlare della sua retribuzione, le reazioni più comuni sono di fastidio o di geloso riserbo. Al contrario, la curiosità sul reddito medio altrui è sempre alta, se non altro per paragonarla al proprio. Quanto guadagnano mediamente i lavoratori italiani e quanto sono alte le loro retribuzioni rispetto a quelle dei lavoratori di altri paesi? Come sono cambiate le retribuzioni negli ultimi anni in Italia e cosa è possibile fare per incrementare quelle future?
I salari degli italiani
La retribuzione netta dei lavoratori italiani varia secondo l’inquadramento contrattuale: oltre il 90% sono operai o impiegati, con un reddito medio tra 1.600 e 2.500 euro mensili, mentre solo l’1% è dirigente con una media da 4.600 a 8.200 euro, più possibili bonus che possono incrementare la retribuzione di un ulteriore 20%. Il grafico in basso mostra la distribuzione percentuale della forza lavoro e delle rispettive retribuzioni.
Un confronto internazionale
Come si colloca l’Italia rispetto agli altri paesi dell’OCSE? Per effettuare un confronto omogeneo, occorre considerare i salari medi a parità di potere di acquisto (PPA) espressi nella stessa valuta (nel nostro caso in dollari). L’Italia si posiziona al 23° posto su 38 paesi OCSE per salari netti, ovvero quelli effettivamente percepiti dai lavoratori dopo aver sottratto contributi previdenziali e tassazione. I lavoratori del Lussemburgo sono al primo posto, seguiti da Islanda, Svizzera e Stati Uniti; agli ultimi posti Slovacchia, Ungheria, Grecia e Messico.
Il posizionamento dei lavoratori italiani è basso sia rispetto alla media OCSE che agli altri grandi paesi dell’area euro come Germania, Francia e Spagna. Il divario è cresciuto negli ultimi anni, come si può osservare dal grafico in basso che confronta l’evoluzione dei salari reali medi nei paesi ad economia avanzata dal 2018 al 2024: l’Italia ha registrato la performance peggiore e i salari reali sono addirittura diminuiti, con una perdita di potere d’acquisto pari all’8,7% negli ultimi 17 anni.
Perché i salari variano tra i paesi
Le differenze salariali tra i paesi dipendono da vari fattori: la struttura del sistema economico, i livelli di disoccupazione, la dimensione delle imprese, la regolamentazione contrattuale, il fisco. Tuttavia, le analisi sembrano attribuire alla produttività del lavoro un ruolo centrale: se cresce, i salari possono aumentare. Il grafico in basso sembra confermare una correlazione positiva tra produttività del lavoro e aumento dei salari, anche se negli ultimi anni i salari stanno crescendo meno della produttività.
Conclusioni
L’incremento del livello dei salari è una delle questioni economiche rilevanti per il futuro del nostro paese. In Italia, il livello netto di retribuzione è influenzato negativamente da un cuneo fiscale elevato (la differenza fra il costo totale del lavoro per il datore e lo stipendio netto percepito dal lavoratore), ma dal punto di vista economico è il costante decremento della produttività del lavoro ad aver avuto l’impatto più significativo sulle tendenze salariali a lungo termine. Incrementare la produttività del lavoro richiede strategie di lungo termine, come l’investimento nella formazione scolastica e professionale, l’incremento dell’automazione e l’investimento nella ricerca e sviluppo. Tutte strategie che purtroppo non si allineano con gli interessi politici di breve termine.

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