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Negli ultimi mesi si è sempre più frequentemente sentito parlare di dazi. In Europa il tema è diventato di attualità a seguito della concorrenza cinese nel settore delle auto, con l’arrivo sul mercato domestico di un numero crescente di automobili elettriche dalle elevate performance e qualità percepite a fronte di prezzi spesso molto inferiori a quelle vendute dai produttori europei. Ma sono stati i dazi generalizzati promessi dal presidente Trump a sconvolgere le prospettive economiche globali e l’andamento dei mercati finanziari.  L’articolo che segue si proporne di spiegare in parole semplici cosa sono i dazi, come funzionano e soprattutto quali sono gli effetti positivi e negativi della loro applicazione.

 

 

Cosa sono i dazi

I dazi, conosciuti anche come tariffe doganali, sono imposte applicate sui beni importati da altri paesi. I dazi hanno la principale finalità di difendere le imprese interne dalla concorrenza internazionale, con implicazioni profonde sull’economia globale, sul commercio internazionale e sui prezzi dei beni venduti all’interno di un paese. Infatti, quando un paese apre le proprie frontiere al libero scambio internazionale, diventa esportatore di alcuni beni, che vengono venduti all’estero oltre che sul mercato interno, ed importatore di altri beni, che vengono venduti dalle imprese estere ai consumatori nazionali. Accade frequentemente che le importazioni non siano viste di buon occhio, in quanto si ritiene che la concorrenza internazionale danneggi le imprese interne, costringendole a guadagni ridotti o in alcuni casi alla chiusura, con le conseguenti perdite di posti di lavoro. Nelle intenzioni di chi li applica, i dazi servono a rendere meno competitive le merci importate dall’estero, poiché l’aggiunta di un’imposta innalza artificiosamente il loro prezzo finale.

 

 

Gli effetti dei dazi sull’economia

L’applicazione di un dazio su un bene importato comporta vantaggi per alcuni soggetti economici e svantaggi per altri:

  • lo Stato certamente ne beneficia in termini di incremento del gettito fiscale, poiché il dazio incrementa le sue entrate tributarie;
  • le imprese produttrici nazionali sono anch’esse avvantaggiate dai dazi, poiché grazie all’imposta sui beni importati potranno contare su prezzi di vendita più elevati e su conseguenti maggiori profitti;
  • i consumatori nazionali sono danneggiati, poiché i beni colpiti da un dazio hanno un prezzo più alto di quello che avrebbero avuto in sua assenza.

Volendo fare un esempio, se applico un dazio sulle auto elettriche cinesi, lo Stato incrementa le entrate tributarie, i produttori nazionali sono in grado di vendere le loro autovetture ad un prezzo più elevato e con maggiori profitti, i consumatori si ritrovano a pagare le auto elettriche, sia quelle cinesi che quelle europee, alcune migliaia di euro in più di quanto avrebbero fatto in un sistema di libero scambio internazionale.

Oltre a questi effetti diretti, i dazi hanno degli effetti indiretti legati al fatto che la loro applicazione spesso determina ritorsioni commerciali da parte dei Paesi esportatori danneggiati dai dazi, con applicazione di imposte analoghe su beni che vengono importati. La conseguenza finale è spesso rappresentata dalla restrizione del commercio internazionale, con il rischio di vere e proprie guerre commerciali che riducono la crescita economica globale.

 

 

Effetti positivi e negativi dei dazi

Per quanto detto innanzi, è più facile individuare gli effetti positivi e negativi dei dazi. Tra gli effetti positivi rientrano:

– l’incremento delle entrate tributarie, che possono essere utilizzate per migliorare i servizi pubblici e le infrastrutture;

– la protezione dei posti di lavoro nelle industrie locali;

– la difesa di alcuni settori produttivi interni considerati strategici per l’economia e/o la sicurezza nazionale, come l’energia, la chimica, la metallurgia ecc.

A fronte di questi effetti positivi, i dazi hanno effetti negativi quali:

– l’aumento dei prezzi dei beni importati, con danno diretto per i consumatori finali;

– le rappresaglie commerciali che spesso seguono la loro applicazione da parte di altri paesi, che possono rispondere imponendo a loro volta dazi, con un impatto negativo sulle esportazioni di beni e servizi;

– la riduzione dell’efficienza economica, in quanto i dazi interferiscono con il libero scambio e riducono la specializzazione internazionale e l’efficienza globale.

In generale, gli economisti sono assai critici verso l’applicazione dei dazi, in quanto le analisi economiche condotte evidenziano che i benefici complessivi derivanti dal libero commercio internazionale sono assai maggiori di quelli negativi derivanti dalla concorrenza dei beni provenienti dall’estero. Sebbene dai dazi ne traggano vantaggio sia le entrate pubbliche che i produttori dei beni gravati dai dazi, le perdite subite dai consumatori nazionali per i prezzi più alti eccedono tali vantaggi determinando una perdita secca.  Al contrario, i politici sono più propensi alla loro applicazione, poiché i dazi creano elevato consenso politico e non sono percepiti come dannosi dall’elettore medio.

Gli economisti sono maggiormente disposti ad accettare i dazi nel caso in cui con la loro applicazione si vogliano difendere alcuni settori produttivi considerati chiave per l’indipendenza economica e la sicurezza nazionale. Allo stesso modo, sono più propensi ad accettare i dazi nel caso in cui un paese estero applichi deliberatamente politiche dette di dumping, ovvero quando imprese estere esportano beni a prezzi artificiosamente inferiori a quelli del mercato interno, per danneggiare slealmente le imprese concorrenti ed estrometterle dal mercato.

 

 

Le conclusioni

I dazi sono strumenti economici complessi con effetti significativi sulle economie nazionali e internazionali. Sebbene possano offrire protezione a breve termine alle industrie locali e generare entrate per i governi, nel medio-lungo termine comportano costi più elevati per i consumatori, tensioni commerciali globali e in generale un danno per l’economia nel suo complesso. Sebbene in alcuni casi specifici la loro applicazione possa ritenersi opportuna, la quasi totalità degli economisti ritiene che la libertà degli scambi commerciali sia in generale la scelta migliore. I politici in alcuni casi lo ignorano ed in molti altri lo sanno, ma spesso preferiscono scelte meno avvedute nel lungo termine pur di conquistare nel breve un più facile consenso elettorale.