“Bot people”, così erano definiti i risparmiatori italiani negli anni passati, quasi a voler certificare una sorta di dipendenza da questa tipologia di titoli. Poi, con tassi arrivati a rendimenti prossimi allo zero o addirittura negativi, è arrivato l’oblio. Oggi i Bot sono ritornati all’attenzione dei piccoli risparmiatori con il rialzo dei rendimenti dei titoli di Stato. Si tratta di uno strumento finanziario che in passato ha riscosso grande successo per l’estrema semplicità che lo caratterizza e per la sua durata contenuta, che non costringe il sottoscrittore allo sforzo di una più complessa pianificazione finanziaria di medio-lungo termine. Oggi conviene davvero investire in BOT? Quali sono i pro e i contro di questa tipologia di strumento finanziario?
Cosa sono e come funzionano i BOT
BOT è l’acronimo di Buoni Ordinari del Tesoro. L’elemento fondamentale che li caratterizza è la scadenza contenuta: si tratta di titoli di Stato a breve termine di durata compresa fra i 3 ed i 12 mesi. Di fatto chi li sottoscrive diventa creditore dello Stato italiano, vantando un diritto alla restituzione del capitale investito, maggiorato degli interessi maturati dal periodo di sottoscrizione a quello di scadenza. Si tratta di titoli cosiddetti zero coupon, in quanto la remunerazione di un BOT è data dalla differenza fra il capitale investito e quello rimborsato a scadenza, senza che vi siano pagamenti di interessi sotto forma di cedole periodiche. Ad esempio, se un risparmiatore sottoscrive un BOT per un valore nominale di 10.000 euro, versa un capitale inferiore a quello finale, ad esempio 9.800 euro, per percepire alla scadenza un importo pari a 10.000 euro. Non si tratta, come alcuni erroneamente pensano, di un rendimento anticipato, in quanto la remunerazione percentuale è calcolata sul valore effettivamente versato (nell’esempio 9.800 euro) e solo a scadenza si matura il diritto a ricevere l’importo nominale sottoscritto (nel caso precedente 10.000 euro).
Come si sottoscrivono i BOT?
I BOT sono collocati attraverso aste competitive la cui gestione è affidata alla Banca d’Italia. Solitamente esse si svolgono due volte al mese, verso la fine e la metà di ogni mese solare. Per consuetudine, i BOT con durata di 6 mesi sono offerti nelle aste di fine mese e quelli con durata di 12 e 3 mesi sono offerti a metà mese. Alle aste del Tesoro partecipano gli intermediari autorizzati, sia per proprio conto che per conto di terzi: di questa categoria fanno parte i risparmiatori che nei giorni immediatamente precedenti a quello stabilito per l’asta possono sottoscrivere la quantità di titoli desiderata presso la propria banca. I BOT possono essere sottoscritti per un valore nominale minimo di 1.000 euro o multipli di tale cifra e per farlo è necessario detenere una custodia titoli presso un intermediario finanziario. In alternativa, è possibile acquistare in ogni momento un BOT in borsa, così come rivenderli prima della naturale scadenza, sul cosiddetto mercato secondario, alle quotazioni giornaliere.
Quanto rendono i BOT?
Come si diceva innanzi, il rendimento di un BOT è dato dalla differenza fra il prezzo di sottoscrizione/acquisto e quello di rimborso. Il livello di rendimento offerto negli ultimi anni è molto variato nel corso del tempo e si è generalmente mantenuto fra lo 0 ed il 4%, arrivando a superare il 6% durante la crisi finanziaria italiana del 2011 e mantenendosi prossimo allo zero o negativo dal 2014 e 2021. Al rendimento lordo va sottratta la tassazione pari al 12,50% e le commissioni di sottoscrizione, che oscillano fra lo 0,15% e lo 0,05% a seconda della durata del titolo. In linea di massima, si tratta di rendimenti più bassi rispetto a quelli offerti da altre tipologie di titoli obbligazionari, quali i titoli di Stato a medio-lungo termine o le obbligazioni di società private.
Conviene investire in BOT?
Non è ovviamente possibile rispondere in maniera univoca a questo quesito. L’opportunità di investire in uno specifico strumento finanziario dipende innanzitutto dagli obiettivi che con quella tipologia di investimento si intendono perseguire. Essendo titoli di Stato a breve termine, come si diceva innanzi, generalmente i BOT offrono rendimenti più bassi rispetto ad altre tipologie di titoli obbligazionari. A fronte di tale rendimento più contenuto, essi consentono di predeterminare il risultato finanziario a breve termine senza incertezze, considerando che la possibilità di un fallimento dell’emittente è assai improbabile per scadenze così contenute. Dunque, i BOT sono elettivamente destinati a quei risparmiatori che hanno pianificato obiettivi di spesa a breve termine, già definiti per entità e tempistica: ad esempio, si pensi a chi ha programmato a 12 mesi di impiegare un determinato capitale per l’acquisto di una nuova autovettura, per ristrutturare un immobile, ecc. Al contrario, limitarsi a rinnovare costantemente BOT alle relative scadenze per anni non è generalmente la scelta più redditizia: sebbene la comodità di avere un capitale liquidabile in tempi brevi possa apparire un grande vantaggio, nel lungo periodo differenze di rendimento dell’1-2% offerte da strumenti alternativi, anche se apparentemente modeste, possono produrre enormi differenze sul capitale finale. I BOT non sono lo strumento ideale neppure per quella quota di capitale che è investita per far fronte a eventuali esigenze estemporanee di liquidità a breve termine poiché, sebbene possano essere liquidati in anticipo vendendoli sul mercato secondario, l’impatto delle commissioni e le oscillazioni dei prezzi di mercato potrebbero azzerare del tutto o rendere addirittura negativo il rendimento dell’operazione.
Conclusioni
I BOT sono uno strumento finanziario che, con il recente rialzo dei tassi di interesse, può essere nuovamente considerato come un’alternativa praticabile dai risparmiatori italiani, ma va utilizzato prevalentemente per impieghi di capitale con un orizzonte temporale definito e di breve termine. Per obiettivi di investimento alternativi, può essere più saggio utilizzare strumenti finanziari più redditizi e soprattutto diversificare il portafoglio per emittente e per tipologia di investimento. Come dovrebbe essere ormai evidente a molti, le strategie più lungimiranti, redditizie ed efficaci partono da una attenta pianificazione dei propri obiettivi di vita, per poi definire solo successivamente gli strumenti finanziari più adeguati al loro soddisfacimento e al proprio “stile” di investitore.

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